Sabato 28 marzo gli altruisti di Milano diventano per un giorno i giardinieri del parco di corso Venezia. Dalle 9 alle 12, armati di rastrelli, ripristineranno i vialetti del primo giardino milanese a carattere pubblico, progetto alla fine del Settecento dal Piermarini. In questo lavoro, coordinati dagli esperti di Orticola, saranno affiancati da un gruppo di adolescenti immigrati accolti nei centri dei Fratelli di San Francesco per minori stranieri non accompagnati. «Una giornata in cui vogliamo prenderci cura di una parte della città e che ci auguriamo possa essere anche un’esperienza educativa per i ragazzi, in perfetto stile altruista», racconta Odile Robotti, presidente di Milano Altruista.
Secondo il metodo Milano Altruista, la ricerca dei volontari è avvenuta nella rete. Sul sito www.milanoaltruista.org è stata pubblicata la call to action: una sintetica descrizione dell’attività, il tempo richiesto, il livello di difficoltà. Per partecipare è bastato iscriversi al sito e compilare il modulo di adesione. In pochi giorni i 30 posti disponibili sono andati tutti esauriti. Chi non è riuscito a entrare nella squadra dei giardinieri volontari questa volta, ha potuto prenotarsi per una delle prossime date dell’iniziativa, che si ripeterà fino alla fine di maggio, ogni 2° e 4° sabato del mese.
«Nulla di sorprendente, in realtà – commenta Odile -. Con le associazioni presenti in città noi proponiamo attività di volontariato alla portata di tutti, che non richiedono una preparazione particolare, e le mettiamo a disposizione, attraverso il nostro sito, in rete. Avendo abbassato le barriere di accesso che spesso scoraggiano chi vorrebbe fare del volontariato, ma non si ritiene all’altezza, ci capita di ricevere più disponibilità di quelle che siamo ancora in grado di offrire».
Milano Altruista, nata alla fine del 2010 per promuovere il volontariato flessibile, è cresciuta molto velocemente. In cinque anni gli iscritti sono aumentati di 6 volte: oggi sono 2800 i milanesi registrati sul sito www.milanoaltruista.org, almeno mille quelli che ogni anno scelgono una delle attività proposte.
«Il boom si spiega con la “facilitazione” dell’incontro tra domanda e offerta. Da noi arrivano persone che non avrebbero mai pensato d’impegnarsi nel sociale: alcuni si limitano a un servizio mordi-e-fuggi, altri decidono di entrare a far parte di gruppi strutturati. La media d’impegno è 8 ore l’anno a persona: sembrano poche, ma allargando la base dei partecipanti diventano tantissime», spiega Robotti.