Nel 1959 l’Esercito Popolare Cinese completò l’occupazione del Tibet iniziata nel 1950. Nell’arco di un cinquantennio il Governo cinese ha messo in atto un programma sistematico di eliminazione di tutti i punti di riferimento culturale e religioso, con la distruzione di scuole, biblioteche, luoghi di culto e opere d’arte sacra risalenti spesso a più di mille anni fa. Si calcola che in questi quattro decenni oltre un milione e 200 mila tibetani siano morti a causa della repressione e degli sconvolgimenti sociali ed economici che ne sono derivati. Oltre al Dalai Lama, premio Nobel per la pace 1989, più di 135 mila dei sei milioni di tibetani si sono rifugiati in India e Nepal per sfuggire alla persecuzione religiosa e cercare di preservare le basi della loro cultura.