31 fotografie scattate nel carcere di massima sicurezza di Milano-Opera. 31 ritratti, 27 di persone recluse con pene per lo più di lunga durata o fine pena mai, e 4 di volontari; tutti eseguiti tra l’estate 2016 e l’inizio del 2017.
Margherita Lazzati, con l’autorizzazione del Ministero della Giustizia (e grazie al direttore del carcere, Giacinto Siciliano), ha frequentato tutti i sabati per più di cinque anni il laboratorio di scrittura creativa nel carcere e, consenzienti le persone detenute, ha realizzato una vera e propria galleria di ritratti, settimana dopo settimana, mese dopo mese.
Ne ha scelti 31, definitivi. Con la stessa modalità quasi chirurgica con cui due anni fa si immergeva nella realtà dell’Istituto Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone e l’anno precedente scandagliava una quotidianità di emarginazione e di umanità “invisibile”, in una Milano illuminata dai fasti di Expo.
Entrambi i progetti furono presentati in anteprima, con Galleria l’Affiche, a MIA Photo Fair. Quest’anno, appunto, è la volta di Ritratti in carcere: 31 fotografie in bianco e nero, in due formati, numerate da 1 a 31.
«Ho cercato in tutti i modi di uscire dalla logica del reportage ed entrare nell’idea del ritratto, in una dimensione nella quale luce, spazio, sfondo, tempo, relazioni, appartengono a una realtà così definita e non modificabile», spiega la fotografa.
«Volevo non raccontare, ma fermare un’apparenza fisica, un aspetto, una figura, una sembianza, un atteggiamento, un portamento, senza retorica e senza l’ambizione di andare oltre o cercare di cogliere l’anima. Potrei dire che forse, quando si lavora stretti, anche questa è una forma di rispetto».