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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Rapporto 2007 Caritas-Migrantes

La componente religiosa del panorama migratorio

Don Giancarlo Quadri, responsabile della pastorale dei migranti per la Diocesi di Milano, analizza il fenomeno migratorio dal punto di vista religioso. Molti gli immigrati cattolici, ma con l’arrivo degli orientali il tradizionale dibattito cristianesimo-islam si allarga ad abbracciare e a confrontarsi anche con altre religioni. Nell’ottica della crescita e non della competizione o del nemico da sconfiggere

di don Giancarlo Quadri responsabile diocesano per la pastorale dei migranti

5 Giugno 2008
don giancarlo quadri, responsabile dell'ufficio per la pastorale dei migranti.

La recente pubblicazione del Dossier Caritas ’07 ci propone una riflessione di tipo pastorale che sarebbe da stolti dimenticare o tralasciare. La componente religiosa si rivela infatti come una delle più importanti nelle decisioni di migrare ma soprattutto rivela la sua carica di capacità di trasformazione della vita e di forza morale per continuare, proprio in questo momento nel quale si riesce ad intuire anche da parte dell’uomo della strada che la migrazione non è un fenomeno passeggero.

Mi sembrano almeno 3 le riflessioni che il nuovo panorama migratorio propone in campo pastorale-religioso:
1. L’aumento delle appartenenze religiose presenti in Italia che allargano la discussione dell’eterna disputa Cristianesimo/Islam, alla presenza ormai abbastanza consistente di altre religioni, ad esempio le cosiddette ‘religioni orientali’.
Su questo, a parte la riflessione sull’indubbia attrazione che queste religioni esercitano sui giovani – magari anche a causa di una spesso inesistente formazione religiosa – , si deve comunque notare che la presenza di altre religioni non è mai da pensare come concorrenza, competizione o comunque un pericolo per il cristianesimo. Là dove la nostra Fede è bene intesa e proposta, si saluta il dialogo interreligioso come occasione di maturazione e di crescita. Un impegno in più dunque per la Chiesa nella formazione delle comunità cristiane.

2. Una seconda riflessione è imposta con forza, a volte anche con qualche timore da consapevolezza, dall’aumento e dalla presenza massiccia di bambini, ragazzi e giovani o venuti per ricongiungimenti o addirittura nati in Italia.
Anche seguendo il piano pastorale di quest’anno nella nostra Diocesi, questa presenza diviene senza alcun dubbio il primo impegno della nostra comunità cristiana. Se poi teniamo presente che il numero più grande di minori, soprattutto nella nostra città di Milano, viene dalle due masse di immigrati che per Provvidenza sono venute a noi da Paesi cattolici – i filippini e i latino americani – possiamo renderci conto dell’impegno educativo e formativo che viene chiesto alla nostra Chiesa Ambrosiana. Credo che in questo campo la presenza viva degli Oratori nel contesto cristiano della nostra città e Regione debba riscoprire, anche se in forme nuove, la sua vocazione e missione.

3. Un terzo elemento di riflessione mi sembra debba investire il fenomeno migratorio nel suo complesso. Mi spiego. I nuovi dati presentano una Immigrazione – potrei dire – ‘più matura’. Ovviamente mi propongo a chi voglia riflettere e ragionare con calma.
La presenza di famiglie e minori; la mescolanza ormai accettata e benefica di Immigrati da lungo tempo, tra loro e con gli Italiani; l’inserimento continuo e sempre maggiore di immigrati in gangli vitali della nostra società: ospedali, cura di bambini e anziani, servizi alla persona, ben presto anche qualche diritto di voto sia pure limitato a sfere private; le esigenze della educazione dei giovani; il clero straniero che compare ormai stabilmente nelle nostre Parrocchie; e altri fenomeni ancora, fanno ritenere che ci avviamo ormai a un panorama di inserimento, di condivisione, di integrazione sociale che non potrà che essere positivo per il nostro Paese.
Certo: le aberrazioni, le lotte, anche le discriminazioni e i razzismi ci saranno sempre. Ma piano piano avanza una generazione che senza nemmeno accorgersene supererà barriere e ostacoli che oggi riteniamo insuperabili.

Èun momento delicato. È un momento in cui, secondo il proverbio, “chi ha testa la deve usare”! Èil momento per trarre dalle nostre convinzioni religiose quei “valori” e quei comportamenti che sono sempre stati alla base della nostra convivenza; che vengono dalla Fede cristiana e che hanno sorretto generazioni e generazioni di persone.
Questi valori rettamente intesi e testimoniati, hanno una capacità di attrazione di consensi superiore a ogni pubblicità sia pure negativa.
Èun cammino da percorrere. Ce lo indica anche il Nuovo Dossier “Caritas-Migrantes” 2007.