È una celebrazione vissuta nella comunione e nella trasmissione della fede quella di sabato sera in Duomo nella veglia di Traditio Symboli, l’antico rito in cui i Catecumeni ricevevano il Credo, riproposto per tutti i giovani della diocesi ambrosiana.
Una fede, sottolinea il Cardinale, che aiuta a guardare con realismo la vita, oltre ai paradigmi del potere con i quali i potenti di turno vogliono sempre ingabbiare la realtà.
Sarà sempre più difficile, ammonisce Scola, mantenerci liberi. «Ma dove possiamo trovare questa libertà che è così cara, condizione perché possiamo raggiungere la felicità? Gesù ce lo dice: “seguitami e sarete liberi, ma liberi davvero».
Una fede e una sequela in Gesù che però non sono mai una conquista singola, personale. “Nessuno si dà la fede, l’esperienza della fede è un dono che si riceve, e che ci assicura che siamo voluti e amati”, si legge in un passo della veglia.
Ecco allora la scelta dei due brani della Parola di Dio che hanno guidato la serata: la preghiera di Gesù al Padre nel capitolo 17 del vangelo di Giovanni, in cui il Signore – sottolinea l’Arcivescovo – prega “per tutti quelli che crederano” attraverso la parola dei discepoli. E poi gli Atti degli Apostoli, con Pietro e Giovanni che di fronte al Sinedrio rendono ragione della propria fede.
Un richiamo coraggioso a Gesù pietra angolare, quello di Pietro, che Scola invita a rileggere anche nel “Simbolo” del Credo, consegnato a tutti i partecipanti alla veglia: un testo che «non è un sequenza di formule, ma un concentrato della esperienza, della vita di Gesù, e del suo annuncio di felicità, di libertà, di pienezza».
Ecco, allora, la funzione della chiesa, dove «in tutte le sue realtà organizzative, esperienze comunitarie, nelle associazioni e nei movimenti per volontà di Gesù avviene l’esperienza della fede», ricorda Scola.
Il Cardinale affida quindi ai giovani gli 89 catecumeni presenti in Duomo, che diventeranno parte della chiesa ambrosiana: «Tu ti prenderai cura di questi fratelli in Cristo?» Infatti – interpella ciascuno – «è questo il motivo per cui tu sei qui, perché ti sei reso conto che c’è qualcuno che si prende cura di te costantemente, nonostante tutte le tue evasioni e dimenticanze. Uno che si prende cura di noi per aiutarci a prenderci reciprocamente cura, e il cui abbraccio sulla croce è un segno d’amore molto, molto più potente di quello dei ‘potenti’», ricorda Scola.
Il vescovo invita infine a lasciarci guardare nella profondità del cuore da Gesù durante questa settimana Santa: «Sono io disposto alla mia età, quando il mondo mi sta davanti tutto ancora da percorrere, ad aprire il cuore a Gesù?», domanda Scola ai giovani.
Lo hanno fatto i catecumeni: «questo è un primo traguardo, da qui si parte per qualcosa di ancora più grande di noi», si emoziona Maila, catecumena della parrocchia milanese di di San Cipriano. «Ogni volta ci troviamo più ricchi nella fede», spiega il signor Annibale, che con la moglie Milena ha preparato al battesimo Chamica, ragazza originaria dello Sri Lanka. E ne è convinto anche Luca, uno dei tanti giovani presenti, che ha apprezzato le parole di Scola perché «va al nocciolo delle questioni».
«Proviamo ad affidarci a Gesù», incoraggia ancora una volta il Cardinale: lo faremo in modo sgangherato, ma qui sta la nostra libertà e felicità. Se ci affidiamo a Lui, il coraggio di Pietro e degli apostoli diventerà il nostro coraggio».