2. L’episcopato, che oggi, venerati e amatissimi fratelli, riceverete dalle mie mani, è un sacramento in cui si deve manifestare in modo particolare il dono. L’episcopato infatti è la pienezza del sacramento dell’ordine, mediante il quale la Chiesa apre sempre davanti a Dio il suo più grande tesoro – e da questo tesoro offre a lui i doni di tutto il Popolo di Dio.
Il più grande tesoro della Chiesa è il suo sposo: Cristo. Sia il Cristo deposto sul fieno in una mangiatoia, come pure il Cristo che muore sulla croce. Egli è un tesoro inesauribile. La Chiesa continuamente stende la mano a questo tesoro per attingere ad esso. E attingendo non lo diminuisce, ma lo aumenta.
Tali sono i principi della economia divina. Stende la mano, dunque, la Chiesa al tesoro della natività e della crocifissione, al tesoro della incarnazione e della redenzione. Ed attingendo ad esso, non impoverisce quel tesoro ma lo moltiplica.
Il Vescovo è l’amministratore, nello stesso tempo, di quell’attingere e di quel moltiplicare.
«E’ amministratore dei misteri di Dio» (1Cor 4,1). Non è soltanto un mago che cammina per le strade impraticabili del mondo verso la soglia del mistero. E’ collocato nel suo stesso cuore. Il suo compito è di aprire questo mistero ed attingere ad esso. Più generosamente attinge, più grandemente moltiplica.
Ricordate, carissimi, che lo Spirito Santo vi costituisce oggi in mezzo alla Chiesa affinché, attingendo abbondantemente al tesoro della natività e della redenzione, lo moltiplichiate con la vostra vita e il vostro ministero.