Uomo colto, appassionato viaggiatore, attento alle mode e alle novità, Gian Angelo volle dare alla casa degli avi una nuova veste, moderna e aristocratica. E l’occasione venne forse dal suo matrimonio con Isabella, figlia del conte Giorgio Giulini, esponente di spicco del patriziato meneghino. I lavori ebbero inizio probabilmente dalla villa stessa, che fu ampliata e ristrutturata. L’accesso fu portato a oriente, il cortile interno porticato, il piano nobile attrezzato alla bisogna. Nuove finestre, ampie e luminose, vennero aperte per dar luce alle stanze, mentre stucchi e marmi furono aggiunti per maggior lustro delle stesse. E poi la decorazione: vivacissima, esuberante, straordinariamente colorata. Muri esterni, pareti, soffitti, porte, armadi, persiane, non ci fu parte che non finì sotto le mani di pittori noti – come Antonio Maria Porrani e il nipote Ronchelli – o ancor oggi sconosciuti. Una squadra d’artisti ingaggiata da Gian Angelo prima e via via arricchita dagli eredi Della Porta poi, che operò senza posa per lustri interi, facendo di Casalzuigno una piccola quanto mirabile palestra del gusto barocco e rococò in terra lombarda. Scene mitologiche, paesaggi arcadici, ghirlande e festoni, dee ed amorini, il tutto a creare una scenografia sontuosa e intrigante, insistentemente tesa a stupire e a meravigliare, giocata su scorci e finzioni. Un teatro di forme e colori in cui erbe e fiori la fanno, fin troppo chiaramente, da padroni. E non certo a caso, perché sono in fondo il trait d’union, il legame scherzoso e divertito con lo splendido giardino che si distende attorno alla nobile dimora. Alla composizione di questo spazio esterno i Della Porta dedicarono, se possibile, ancora maggiori attenzioni. Quattro grandi terrazze furono create a scandire il declivio, collegate e percorse da un’imponente scalinata, bordate da parapetti in pietra di Viggiù, affollate di statue, nicchie e sorgenti. E poi siepi e cipressi a far da corona, aiuole fiorite, vialetti e sentieri. In alto, al culmine della vallata e della proprietà, appare imprevista una grandiosa fontana, messa lì con gusto archeologico, quasi fosse l’ultima vestigia di un antico tempio scomparso, ed è invece la balconata da cui protendersi per una veduta panoramica di incomparabile armonia. I Della Porta e i loro ospiti gustarono a lungo delle ricche sale affrescate e del parco elegante. Poi, nell’Ottocento, con alterne fortune, si susseguirono famiglie e casati diversi. Gli ultimi furono i Bozzolo, che in anni non lontani cominciarono a domandarsi come preservare, come valorizzare un patrimonio tanto importante quanto delicato, e oneroso. La decisione, riteniamo, fu tra le più felici: la bella magione venne affidata al Fai, Fondo per l’ambiente italiano, che l’ha amorevolmente restaurata e aperta al pubblico. E oggi nuove voci, nuovi passi, risuonano per Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno. L’incanto continua, e ormai non verrà più spezzato.