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Ger 10,11-16; Sal 113b; Zc 9,11-17; Mt 19,23-30

6 Dicembre 2016

 

Martedì della IV settimana di Avvento

 

 

Messa nel giorno:

 

Geremia

Lettura del profeta Geremia 10, 11-16

 

In quei giorni. Geremia disse: «Direte loro: “Quegli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra spariranno dalla faccia della terra e da sotto il cielo”. / Il Signore ha formato la terra con la sua potenza, / ha fissato il mondo con la sua sapienza, / con la sua intelligenza ha dispiegato i cieli. / Al rombo della sua voce rumoreggiano le acque nel cielo. / Fa salire le nubi dall’estremità della terra, / produce le folgori per la pioggia, / dalle sue riserve libera il vento. / Resta inebetito ogni uomo, senza comprendere; / resta confuso ogni orafo per i suoi idoli, / poiché è menzogna ciò che ha fuso / e non ha soffio vitale. / Sono oggetti inutili, opere ridicole; / al tempo del loro castigo periranno. / Non è così l’eredità di Giacobbe, / perché egli ha formato ogni cosa. / Israele è la tribù della sua eredità, / Signore degli eserciti è il suo nome».         

 

Salmo

Sal 113B (115)

 

       ®    Da’ gloria al tuo nome, Signore.

 

 

Non a noi, Signore, non a noi,

ma al tuo nome da’ gloria,

per il tuo amore, per la tua fedeltà.

Perché le genti dovrebbero dire: «Dov’è il loro Dio?».

Il nostro Dio è nei cieli:

tutto ciò che vuole, egli lo compie. ®

 

I loro idoli sono argento e oro,

opera delle mani dell’uomo.

Hanno bocca e non parlano,

hanno occhi e non vedono,

hanno orecchi e non odono,

hanno narici e non odorano. ®

 

Diventi come loro chi li fabbrica

e chiunque in essi confida!

Israele, confida nel Signore:

egli è loro aiuto e loro scudo.

Voi che temete il Signore, confidate nel Signore:

egli è loro aiuto e loro scudo. ®

 

 

Profeti

Lettura del profeta Zaccaria 9, 11-17

 

Così dice il Signore Dio: «Quanto a te, per il sangue dell’alleanza con te, / estrarrò i tuoi prigionieri dal pozzo senz’acqua. / Ritornate alla cittadella, prigionieri della speranza! / Ve l’annuncio oggi stesso: / vi ripagherò due volte. / Tendo Giuda come mio arco, / faccio di Èfraim la mia arma; / ecciterò i tuoi figli, Sion, contro i tuoi figli, Iavan, / ti renderò come spada di un eroe. / Allora il Signore comparirà contro di loro, / come fulmine guizzeranno le sue frecce; / il Signore darà fiato al corno / e marcerà fra i turbini che vengono dal mezzogiorno. / Il Signore degli eserciti li proteggerà: / divoreranno e calpesteranno le pietre della fionda, / berranno il loro sangue come vino, / ne saranno pieni come bacini, come i corni dell’altare. / Il Signore, loro Dio, / in quel giorno li salverà, come gregge del suo popolo; / come gemme di un diadema / brilleranno sulla sua terra. / Che ricchezza, che felicità! / Il grano darà forza ai giovani / e il vino nuovo alle fanciulle».

 

 

Vangelo

Lettura del Vangelo secondo Matteo 19, 23-30

 

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».

Allora Pietro gli rispose: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi».

 

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Liturgia vespertina vigiliare della solennità di San’Ambrogio

 

Vita di sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa

 

Ambrogio nacque da famiglia romana a Treviri nelle Gallie, città allora residenza imperiale, dove il padre esercitava le alte funzioni di prefetto del pretorio. Terminati a Roma gli studi, ricevette dal prefetto Probo l’incarico di recarsi a Milano come governatore della provincia di Liguria ed Emilia.

Proprio in quel tempo morì il vescovo ariano Aussenzio e tra il popolo cristiano si accese una violenta discordia in merito alla scelta del successore. Ambrogio si recò allora – com’era dovere della sua carica – alla chiesa, per sedare il tumulto: qui parlò a lungo e con grande capacità persuasiva della pace e del bene comune. L’impressione sui presenti fu enorme. Si dice che a quel punto improvvisamente risuonò nell’assemblea l’esclamazione di un fanciullo «Ambrogio vescovo!», e che tutto il popolo si unì a quella voce e acclamò concorde «Ambrogio vescovo!», designando in tal modo con scelta unanime il governatore quale proprio pastore.

Di fronte al rifiuto e alla resistenza di Ambrogio, il desiderio ardente del popolo fu sottoposto all’imperatore Valentiniano, che si mostrò ben contento che il vescovo fosse stato scelto tra i magistrati da lui nominati. Lietissimo fu pure il prefetto Probo che, quasi profetizzando, aveva detto ad Ambrogio al momento della partenza: «Va, e comportati non come giudice, ma come vescovo».

Coincidendo pertanto la volontà dell’imperatore col desi-derio del popolo, Ambrogio venne battezzato (era infatti solo catecumeno), e iniziato nei giorni successivi al sacro ministero.

Otto giorni dopo il battesimo, precisamente il 7 dicembre dell’anno 374, ricevette l’ordinazione episcopale.

Divenuto vescovo, fu suo impegno difendere con coraggio la libertà della Chiesa e la dottrina della fede, richiamando alla verità molti eretici; fra questi generò a Gesù Cristo mediante il battesimo sant’Agostino, il grande dottore della Chiesa.

Sollecito del bene di tutte le Chiese, sapeva intervenire nella comunione cristiana con grande energia e costanza. Fu instancabile nell’adempiere i doveri del ministero pastorale, tanto che, dopo la sua morte, nell’amministrazione dei Misteri dell’iniziazione cristiana cinque vescovi riuscirono a stento a supplirlo.

Amò intensamente i poveri e i prigionieri, per i quali donò tutto l’oro e l’argento che possedeva. Quando fu eletto vescovo, assegnò alla sua Chiesa anche i propri vasti possedimenti fondiari in Sicilia e in Africa – destinandone il solo usufrutto alla sorella Marcellina – in modo da non serbare per sé cosa alcuna che potesse dire sua. Così, come un soldato privo di impedimenti e pronto a combattere, si mise al seguito di Cristo Signore che «da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà».

Godeva con coloro che erano nella gioia, piangeva con chi era afflitto. Ogni volta che qualcuno gli confessava i propri peccati per riceverne la penitenza, compartecipava a tal punto al dolore del penitente da versare con lui lacrime di pentimento: si considerava infatti peccatore tra i peccatori.

Dopo essersi recato per due volte nelle Gallie presso l’usurpatore Massimo, responsabile dell’uccisione dell’imperatore Graziano, Ambrogio ruppe irrevocabilmente la comunione con lui e con quanti si erano resi responsabili, insieme a Massimo, della morte a Treviri dell’eretico Priscilliano.

Ma il presule milanese, in seguito alla strage di Tessalonica, non dubitò di escludere dalla partecipazione ai divini Misteri anche il grande imperatore Teodosio, da lui peraltro profondamente stimato, finché questi non ebbe umilmente eseguita la penitenza impostagli a causa di quella efferata repressione.

Il vescovo di Milano ha lasciato alla sua Chiesa splendidi edifici di culto e all’intera comunione cristiana scritti dogmatici e omiletici, considerati in Oriente come in Occidente testimonianza della fede dell’antica Chiesa indivisa.

Logorato dalle grandi fatiche e dall’intensa cura della Chiesa di Dio, al termine della sua ultima Quaresima cadde ammalato. Quando era ormai prossimo alla morte, pregava nel suo letto con le braccia aperte in forma di Croce; Onorato, vescovo di Vercelli, mosso da un impulso divino, accorse al suo capezzale portandogli il Corpo del Signore. Ambrogio si comunicò e subito dopo consegnò la propria anima a Dio: era il Sabato Santo, 4 aprile, dell’anno 397, prima dell’alba.

 

Onore e gloria al Signore Nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli.

 

 

Salmello

Sal 88 (89), 20b-c. 22a. 23

 

Ho portato aiuto a un prode,

ho esaltato un eletto tra il mio popolo:

la mia mano è il suo sostegno.

V Su di lui non trionferà il nemico,

né l’opprimerà l’uomo perverso:

la mia mano è il suo sostegno.

 

 

Epistola

Lettera agli Ebrei 5, 1-6

 

Fratelli,

ogni sommo sacerdote è scelto fra gli uomini e per gli uomini viene costituito tale nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. Egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza. A causa di questa egli deve offrire sacrifici per i peccati anche per se stesso, come fa per il popolo.

Nessuno attribuisce a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non attribuì a se stesso la gloria di sommo sacerdote, ma colui che gli disse: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato», gliela conferì come è detto in un altro passo:

«Tu sei sacerdote per sempre, secondo l’ordine di Melchìsedek».

 

 

Vangelo

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 6, 14-21

 

In quel tempo.

La gente, visto il segno che il Signore Gesù aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l’altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non abbiate paura!». Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti.