Una Comunità numerosa, ben integrata, fatta di tante, diverse storie, di volti, di difficoltà (come per tutti), ma anche della gioia di essere parte di una Chiesa come quella ambrosiana, «in cui ci sentiamo più che accolti, perché ne siamo parte integrante».
La Chiesa dalle Genti, in Diocesi, in questi giorni ha anche la voce di una Comunità, quella filippina, che vive in festa uno dei suoi momenti più significativi, dal punto di vista della fede, ma anche della vita quotidiana. Infatti siamo nel periodo di Simbang Gabi, che prende il nome dalla prima Messa del Gallo della Novena, celebrata a Milano la sera del 16 dicembre, in Duomo, con la Messa presieduta dal Vicario episcopale monsignor Luca Raimondi, e che terminerà il 24 dicembre.
E proprio da Simbang Gabi si avvia la riflessione di Jane Velasquez, 54 anni, due figli, già presidente della Comunità filippina di San Tomaso (che conta quasi 500 fedeli) e moglie dell’attuale presidente: «Per noi è importante prepararci così al Natale – anche se viviamo qui da molti anni – con le nostre tradizioni, che abbiamo ereditato secoli e secoli fa. Un tempo si iniziava queste giornate alle 4 del mattino, perché i contadini poveri, prima di andare al lavoro nei campi, pregavano insieme. Da qui il nome della festa, che fa riferimento all’alba con il canto del gallo. Era il segno di una religiosità popolare diffusa e molto sentita che ha edificato il nostro popolo».
E oggi?
Ovviamente gli orari sono cambiati, ma il senso di questa celebrazione e della festa rimane intatto anche attraverso alcuni gesti e simboli, come il dolce tipico di riso fatto durante la Novena, che è un po’ come il panettone per i milanesi. Tanti giovani partecipano ogni anno a Simbang Gabi e questo è molto bello e mi pare molto significativo.
Come è il rapporto delle vostre Comunità con la Chiesa di Milano?
In Diocesi ci troviamo bene, ci sentiamo accolti e ascoltati, viviamo bene la nostra fede, camminiamo con la Chiesa dalle genti. Veniamo rispettati nelle nostre tradizioni e riusciamo sempre a comunicare ciò che sentiamo. Direi che il bilancio è molto positivo. Certo, c’è ancora strada da fare, ma mi pare che tanto si sia già fatto. Nelle celebrazioni e negli appuntamenti proposti a Santo Stefano ci sono sempre molti giovani, che naturalmente mediano le proprie vicende tradizionali e familiari con ciò che vivono qui. È un esercizio non facile, ma necessario e nel quale la nostra gioventù si impegna.
Leggi anche: