Mentre prosegue in tutta la diocesi la raccolta dei contributi per il Fondo Famiglia-Lavoro, già all’inizio di aprile anche il decanato milanese di Turro ha aperto ufficialmente il proprio sportello distrettuale. Nei mesi precedenti tutte le parrocchie hanno visto l’intensificarsi organizzativo dei volontari che, accogliendo con entusiasmo l’invito del cardinale Tettamanzi, hanno aperto nel proprio territorio lo sportello per la raccolta delle domande.
I volontari parrocchiali del Fondo si sono incontrati con i responsabili del Distretto, diretto dal decano, allo scopo di intraprendere anche percorsi di aggiornamento e sensibilizzazione a livello decanale. Il Distretto (Circolo Acli Gorla-Turro, via Asiago, tel. 02.27006138), dove si esaminano e si accolgono le domande da proporre al Consiglio di gestione del Fondo, è regolarmente aperto al pubblico ogni mercoledì dalle 18 alle 19.30 e al sabato mattina dalle 10 alle 12.
Sono oltre 50 le domande raccolte finora nelle dieci parrocchie del decanato di Turro. Da più di un mese sono arrivate una decina di risposte positive, che prevedono una distribuzione dell’aiuto economico stabilito dal Consiglio di gestione in base ai bisogni emersi. Compito del parroco è quello di relazionarsi con le persone che hanno ricevuto una risposta positiva. In caso contrario è indispensabile intraprendere un cammino diverso per affrontare il problema rivolgendosi al Distretto del Fondo.
Nel decanato di Turro, come in altre zone della città, si è verificato che le domande sono quasi divise a metà tra italiani e stranieri: tra questi ultimi, il 50% proviene dall’Africa, il 25% dal Sudamerica, il 20% dall’Europa orientale e il 5% dall’Asia. Anche le comunità cattoliche dei migranti filippini, latinoamericani, srilankesi, coreani, cinesi, polacchi si sono organizzate e hanno raccolto con entusiasmo oltre 10 mila euro versati al Fondo. Un segno di ammirazione per una Chiesa che non si ferma alle prediche, alle raccomandazioni, ma “si sporca le mani” nel dare.
Durante la recente Veglia dei lavoratori l’Arcivescovo ha inviato un messaggio nel quale richiama più volte il Fondo. L’attuale momento, dice, «ci chiede di compiere con coraggio i passi necessari per affrontare insieme la difficile situazione di oggi». Proprio lo spirito di solidarietà è quello che ha portato alla nascita e alla crescita del Fondo, con l’invito rivolto alle comunità parrocchiali a rendersi protagoniste per «una lettura sapiente dei bisogni e di elaborare progetti intelligenti di aiuto, affinché chi perde il lavoro non perda anche la propria dignità». Proprio su questo invito, nel Distretto decanale di Turro, grazie alla collaborazione di Acli Gorla-Turro, in aprile si sono organizzati due incontri pubblici con a tema due punti esplicitamente affrontati nell’omelia natalizia del Cardinale: la giustizia e la sobrietà. Nelle due serate si è parlato di stili di vita, di consumo critico per un futuro sostenibile e di finanza etica. Relatori Andrea Villa delle Acli e l’esperto in economia Roberto Cuda.
Famiglia-Lavoro
Fondo, l’esempio di Turro
Come funziona in concreto la raccolta nel Decanato, nella collaborazione tra i volontari parrocchiali e gli operatori dello sportello distrettuale diretto dal Decano, aperto all’inizio di aprile. Il significativo contributo dei fedeli stranieri
di Silvio MENGOTTO
9 Luglio 2009Nuovi obiettivi, cambia lo slogan dell’iniziativa
A sei mesi dall’apertura del Fondo Famiglia-Lavoro è partita una nuova campagna con un messaggio forte: “Cinque volte tanto”. A spiegarne il senso è Marco Fornero, del gruppopigreco, che con i suoi colleghi ha creato anche il logo. Il Fondo, partito con un milione di euro, «è cresciuto forse più di quanto ci si aspettasse all’inizio dell’avventura, ma anche la crisi in proporzione continua». I contributi raccolti finora sono quasi 5 milioni: di qui l’idea di «dare continuità alla campagna precedente, ma anche lanciare un nuovo messaggio, come se il Fondo rinascesse a seguito di nuove motivazioni, di nuove necessità», dice Fornero. Oggi lo slogan è “Cinque volte tanto”, perché non si tratta solo di «andare avanti», ma di dare «maggiore valore alla solidarietà». Da una parte perché la crisi cresce cinque volte tanto, dall’altra perché il fondo stesso è cresciuto. Di fronte alla crisi anche il gruppopigreco si è chiesto: «Io cosa posso fare?» e la risposta è stata quella di donare il loro lavoro creando gratuitamente logo e slogan, «fieri di condividere valori con un marchio di grande contenuto ideale».