Mancano ancora 2 milioni di euro per finire in bellezza. Il Fondo Famiglia-Lavoro sta per concludere la sua missione: terminerà come previsto il 31 dicembre, anche se la raccolta delle domande si interrompe il 31 luglio. A oggi attendono il contributo almeno 500 famiglie. Ma si stima che a fine mese la cifra raddoppierà. Per questo dal Fondo giunge l’appello di un’ulteriore raccolta di contributi, visto che in cassa rimangono solo 100 mila euro, ben lontani dal soddisfare le ultime richieste. Per questo è in cantiere una nuova campagna comunicativa che verrà lanciata a breve. Facciamo il punto con Luciano Gualzetti (nella foto sopra), segretario generale del Fondo e vicedirettore della Caritas Ambrosiana.
Gualzetti, quale bilancio del Fondo fino a oggi?
Finora sono arrivate oltre 9 mila domande e di queste ne abbiamo analizzate circa 8.500. Quindi ce ne sono 500 a oggi in giacenza. Dato che le raccogliamo fino al 31 luglio, penso che arriveremo a circa mille. Di queste 8.500 domande che abbiamo analizzato, 6.317 famiglie sono state aiutate, con un’erogazione complessiva di 12.324.000 euro. Al 7 luglio abbiamo raccolto 12.467.059. Perciò dobbiamo ancora lavorare per raccogliere le risorse che mancano per rispondere alle 500 che abbiamo e alle altre 500 che probabilmente arriveranno.
Quindi il vostro appello è di continuare ad alimentarlo?
Sì, certo. Per rispondere a mille casi secondo lo standard e i criteri di erogazione che abbiamo sempre tenuto (una media di 2 mila euro a testa) abbiamo bisogno ancora di 2 milioni di euro. Oggi in cassa ne abbiamo solo 100 mila.
Però le domande devono arrivare non oltre il 31 luglio…
Il Fondo scade il 31 dicembre perché è temporaneo, è straordinario. Perciò si è deciso di raccogliere le domande fino al 31 luglio perché ci sembra ragionevole tenere i mesi da settembre a dicembre per finire di erogare. Gli operatori domani incontreranno il cardinal Tettamanzi che li ringrazierà, e loro ringrazieranno il Cardinale per questa iniziativa bellissima che, comunque ha risposto tempestivamente a tutta una serie di problemi. Questi operatori saranno impegnati di fatto a raccogliere le domande fino al 31 luglio, poi però non finiscono il loro lavoro. Continueranno anzitutto ad accompagnare queste famiglie, sia quelle che hanno già ricevuto il contributo, sia quelle che non l’hanno ricevuto e quelle che lo riceveranno entro il 31 dicembre.
È questo uno dei lasciti dell’esperienza del Fondo…
Esatto. L’accompagnamento delle famiglie va avanti a prescindere e dopo il Fondo. Pur non avendo quella risorsa, potranno attivare – molti l’hanno già fatto – fondi locali, iniziative di aiuto e dovranno sicuramente continuare a fare quest’opera di presidio del territorio, di ascolto delle famiglie, di consulenza e di attivazione delle forme di aiuto che rimarranno. Ci saranno altri fondi come quello Caritas, quelli locali, il Fondo della Solidarietà, altri che la Caritas mette a disposizione per gli indebitati come quello della San Bernardino. Il prestito della speranza rimane. Grazie al Fondo l’esperienza è cresciuta di molto e si potrà metterla a disposizione alimentando la rete e attivando anche altre forme di aiuto. Questo è lo spirito della “chiusura” del solo strumento, ma non dell’attività. Lo si faceva prima, lo si è fatto meglio e con tutte le tempestività e in modo mirato con il Fondo, attivando la rete Caritas-Acli e nuove forme di aiuto locali diversificate. Questo può e deve continuare, come eredità del Fondo.
Infatti c’è anche un dossier con tutti i frutti: insomma il Fondo è stato molto prolifico…
Abbiamo girato la Diocesi per presentare queste esperienze perché nascessero per tempo. Nel frattempo ne sono nate altre che nel dossier non ci sono. Quest’opera di sensibilizzazione era intenzionale del Fondo: attivare tutto quello che si può nel territorio e che speriamo continui.