At 9,17-25; Sal 65; 1Cor 12,21-27; Gv 6,30-35
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». (Gv 6,35)
Ieri i giudei chiedevano quale opera dovessero fare per procurarsi il cibo che rimane per la vita eterna. All’invito di Gesù a credere in colui che Dio ha mandato, gli chiedono quale opera compie. E sì che avevano da poco saziato la loro fame grazie ai pani ricevuti. Il loro ventre era già pronto per essere riempito nuovamente.
Anche noi siamo così. Non riusciamo ad alzare lo sguardo: ipnotizzati dalla pagnotta, non riusciamo a vedere la mano che ce la porge in dono. Gesù ci invita a fidarci di lui e di suo Padre. Loro sono più grandi della nostra fame e sete: venite a me, credete in me. Gesù non ha ancora concluso il suo discorso. A bre ve espliciterà meglio. Per adesso fermiamoci qui.
Proviamo solo a chiederci: quale fame ci guida? Quale sete vogliamo estinguere? Se stessimo sottovalutando i nostri desideri? Se ci stessimo accontentando di ciò che non potrà mai bastarci? Chi, e non cosa, ci può bastare?
Preghiamo col Salmo
Dite a Dio: «Terribili sono le tue opere!
A te si prostri tutta la terra,
a te canti inni, canti al tuo nome».
Venite e vedete le opere di Dio,
terribile nel suo agire sugli uomini.