At 11,27-30; Sal 132(133); 1Cor 12,27-31;14,1a; Gv 7,32-36
«Dove sta per andare costui che noi non potremo trovarlo?». (Gv 7,35)
Diverse volte nel vangelo di Giovanni, Gesù afferma che nessuno potrà seguirlo là dove sta per recarsi. Lo fa di fronte ai suoi discepoli, poco dopo aver lavato loro i piedi ed aver annunciato il tradimento di Giuda, subito prima di lasciare in eredità il comandamento nuovo (13,33-35). I discepoli vengono, poi, rassicurati: Gesù va a preparare loro un posto. Invece, ai giudei, non è dato ricevere questa consolazione. A loro vie ne annunciata solo l’impossibilità di trovarlo. Proprio come le vergini stolte, il servo che ha nascosto il talento, quelli giudicati dalla parte dei capri (Mt 25,1-46).
Gesù è giudice. Lui sa cosa tenere e cosa buttare, cosa prendere e cosa lasciare. Chi non è per lui è contro di lui, e chi non raccoglie con lui, disperde (Mt 12,30). La croce della misericordia di Dio non annulla la necessità del timore. Esso non è la paura di Dio, quanto la paura di perderlo! Gesù non vuole perderci perché siamo preziosi per lui. I giudei (categoria non etnica ma dell’anima) presumono di non aver bisogno di Gesù, impedendo alla Grazia di salvare.
Preghiamo col Salmo
I cieli annunciano la sua giustizia:
è Dio che giudica.
“Non ti rimprovero per i tuoi sacrifici,
i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti.
Se avessi fame a te non lo direi.
Offri a Dio un sacrificio di lode
e sciogli all’Altissimo i tuoi voti;
invocami nel giorno dell’angoscia:
ti libererò e tu mi darai gloria” .