MARTEDÌ DELLA SETTIMANA AUTENTICA
Gb 16,1-20; Sal 118 (119), 161-168; Tb 11, 5-14; Mt 26,1-5
“Benedetto Dio! Benedetto il suo grande nome! Benedetti tutti i suoi angeli santi! Sia il suo santo nome su di noi e siano benedetti i suoi angeli per tutti i secoli. Perché egli mi ha colpito, ma ora io contemplo mio figlio Tobia”. (Tb 11,14)
Tobi, guarito dalla cecità e lieto per quanto è accaduto a suo figlio Tobia, innalza il suo inno di lode al Signore per il suo amore e per la presenza del suo angelo che ha visibilmente manifestato la vicinanza attenta di Dio alla sua storia. Tobia ha atteso e sperato, e non ha cessato di interrogarsi sulle vie del bene; ha cercato di percorrerle e di affrontare le avversità senza cedere alla disperazione e al senso di abbandono. L’attesa fiduciosa prepara un dono, la speranza consente di vivere. La passione di Gesù apre alla Pasqua; la nostra fatica sta nelle mani di Dio e annuncia un esito di letizia. Non c’è che da crederci; a dispetto di tutto, anche contro le nostre ragionevoli valutazioni. Come Gesù.
Preghiamo
Nel pericolo ho gridato al Signore:
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.
Il Signore è per me, non avrò timore:
che cosa potrà farmi un uomo?
Il Signore è per me, è il mio aiuto,
e io guarderò dall’alto i miei nemici.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
(dal Salmo 118)