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Tenerezza e cura

11 Aprile 2016

LUNEDì 11 APRILE

 

At 8,5-8 / Sal 77 (78); Gv 5,19-30

 

«Gesù riprese a parlare e disse loro: “In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo”». (Gv 5,19)

 

La tentazione di “fare da sé” è una delle più insidiose e radicate nell’intimo dell’uomo, spesso addirittura con l’arroganza di pensare che “chi fa da sé fa per tre!”. In realtà nemmeno Gesù, lo dichiara lui stesso, fa da sé, anzi, egli afferma che da solo non può fare proprio nulla. E se lo dice lui che è il Figlio di Dio… Questa tentazione non è altro che lo stesso peccato originale che fin dalla creazione accompagna l’uomo: la pretesa, cioè, di bastare a se stessi, di poter fare a meno di Dio o, addirittura, di sostituirsi a lui.

La testimonianza di Gesù ci insegna, invece, che l’uomo si salva, cioè realizza se stesso, la sua vocazione e i suoi progetti, soltanto nella misura in cui si affida al Padre e fa ciò che lui ha fatto.

La vita eterna, cioè la vita piena, vera, buona, che comincia già qui, che è iniziata dall’alba della risurrezione di Gesù, è quella vita nella quale il nostro agire imita l’agire di Dio, il nostro cammino ci fa sempre più simili a lui. A questo dobbiamo tendere e la testimonianza di Gesù indica che la strada è percorribile.

 

Preghiamo

 

Ti rendiamo grazie Signore

perché non ci lasci mai soli,

nonostante la nostra tentazione ad arrangiarci per conto nostro.

Grazie perché ci indichi la strada

che conduce alla pienezza dell’eternità della vita.

 

[da: La Parola ogni giorno. La sapienza è uno spirito che ama l’uomo, Pasqua 2016, Centro Ambrosiano, Milano]