Ez 2,1-10; Sal 13 (14); Gl 2,10-17; Mt 9,9-13
«Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate al Signore, vostro Dio». (Gl 2,13a)
Il profeta Gioele rivolge a tutti un invito significativo che attira la nostra attenzione, “laceratevi il cuore, non le vesti”. Il profeta ci esorta alla conversione a Dio, a mettersi in fuga dalle proprie presunzioni e dalle esasperate autoaffermazioni, alla rinuncia al peccato e a ogni sorta di malignità per porsi alla sequela di Cristo. Il linguaggio è molto categorico e a volte minaccioso, ma si sottolinea che solo in Dio vi è possibilità di salvezza. L’uomo, lontano da Dio, si smarrisce e cade in tutte quelle situazioni di miseria materiale e morale e per quanto possano essere numerose le promesse di riconciliazione, se non c’è la convinzione che Dio è l’unica àncora di salvezza, ma soprattutto non si è convinti dell’amore di Dio verso l’uomo allora tutto è vano. Eppure “egli è misericordioso e pietoso, lento all’ira, di grande amore”. Questo tempo sia il tempo propizio per lacerare il cuore, ossia per fare la scelta radicale di Dio con decisione e fermezza, forti della certezza che solo Lui ci ama. E questo non potrà che condurci alla gioia del Natale.
Preghiamo
Signore, padre del mio signore,
non mi abbandonare nei giorni della tribolazione,
quando sono senz’aiuto, nel tempo dell’arroganza. (Sir 51,10)
[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]