1Re 19,19-21; Sal 18 (19); Gal 1,8-12; Mt 4,18-22
«Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori». (Mt 4,18)
Oggi immaginiamo di essere sul lago di Tiberiade e vediamo la scena di due uomini, presumibilmente giovani perché dediti al mestiere della pesca che esigeva forza, impegno e il perseverare nella fatica. Stavano gettando le reti in mare. Non pensavano ad altro, se non ad aver fortuna per l’abboccare di pesci piccoli e grandi. Inatteso e rapido li raggiunge un invito sconvolgente: quello di Gesù. Li aggancia, li prende all’amo di un’autorevolezza che si rivela attraverso tutta la sua persona, soprattutto dallo sguardo.
Li “pesca” con un invito che non li strappa fuori dal mestiere del loro essere pescatori. Ma eleva, intensifica, trasfigura, dilata incredibilmente il senso del loro pescare. Vi farò pescatori sì, ma non più di pesci ma di uomini.
Ma Simone e Andrea avranno pienamente capito in quale ambito di vita e lavoro apostolico Gesù li chiamava? C’è però un’evidenza da notare: Simone e Andrea non hanno messo esitazioni, paure e calcolo tra loro e la parola di Gesù. Subito hanno piantato in asso le reti. Subito hanno seguito Gesù.
Preghiamo
O Signore, fa’ che anch’io ascolti la tua chiamata
nei diversi momenti della vita e della giornata.
Fammi abbandonare subito
quello che tu vuoi che io abbandoni
e dammi la forza di fare quello che tu vuoi,
con assoluta fiducia nel tuo amore.
[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]