Mi 4,1-4; Sal 95 (96); 1Cor 1,1-10; Mt 2,19-23
«E andò ad abitare in una città chiamata Nazaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: “sarà chiamato Nazareno”». (Mt 2,23)
Il vangelo ci offre oggi un fatto di cronaca che ci racconta la fatica e la sofferenza di spostamenti di persone povere, in cerca di una patria, di una casa e di un lavoro. La famiglia di Gesù, al ritorno dall’Egitto, vive con amore e unità questo tempo ancora di fatica, dovendo affrontare l’incertezza del domani e la paura per l’oggi: ritornano a Nazaret da dove era iniziato il loro viaggio. Bisogna ricominciare sempre tutto da capo. Così la vita quotidiana per questa piccola famiglia inizia nel nascondimento, nel lavoro, nelle attività di ogni giorno, mentre Gesù cresce, custodito da Giuseppe e Maria e matura la sua umanità nel lavoro, nella convivenza e nello studio della Scrittura. Anche Gesù ha avuto bisogno di una famiglia. Diceva il Card. Martini: “in ogni momento della nostra vita abbiamo bisogno di persone che si interessino veramente di noi, di cui noi stessi ci interessiamo. Abbiamo bisogno di persone, prima che di cose. Non di persone qualsiasi, ma di persone che sentiamo vive per noi…”. Questi giorni di festa siano per noi occasione di pregare per le nostre famiglie perché siano luoghi di ascolto, di crescita, di preghiera a immagine della famiglia di Nazaret.
Preghiamo
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dei.
(Sal 95,3-4)
[da: “La Parola ogni giorno. Io spero nel Signore. Avvento e Natale 2015”, Centro Ambrosiano, Milano]