At 12,1-11; Sal 33; 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19
“Beato sei tu Simone, figlio di Giona, perchè né la carne né il sangue te l’hanno rivelato ma il Padre mio che è nei cieli.” (Mt16,17)
Momento decisivo nel vangelo di Matteo. Gesù pone la domanda e Pietro, probabilmente a nome di tutti, dà la risposta giusta. Per tutto quel tempo Pietro, con gli altri discepoli, ha ricevuto da Gesù, giorno per giorno, il racconto sul Padre. Con tutta la sua esistenza, Gesù racconta suo Padre; il Padre racconta suo Figlio. Pietro e la sua comunità, che Gesù chiama qui con le sue parole ”la mia chiesa”, si trovano coinvolti in questo rapporto infuocato d’amore che è la relazione tra il Padre e il Figlio. Pietro avrà il potere di guidare i passi della chiesa e di decidere con efficacia.
Ma Pietro deve conoscere anche la persecuzione e il martirio, vissuti sempre nella piena consapevolezza che il Signore non abbandona nessuno e non si sottrae neppure al dolore dei suoi discepoli. Così Paolo, non trae motivo di vanto dalla sua missione, ma dalla sua debolezza e nel momento dal massimo annientamento, perchè, come lui dice, è in quell’occasione che si manifesta la forza di Dio.
Preghiamo col Salmo
Benedirò il Signore in ogni tempo,
sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore,
ascoltino gli umili e si rallegrino
(dal Salmo 33)