Dt 19, 15-21; Sal 100; Lc 8,4-15
“A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole…”. (Lc 8,10)
Una parabola un poco contraddittoria. Sembra che Gesù faccia delle discriminazioni e le voglia in qualche modo giustificare. Di fatto Gesù impiega più parole per descrivere il fallimento dell’incontro seme-campo che per raccontare il successo spropositato di quando il seme incontra il terreno buono: cioè quello che non è calpestato fino a diventare strada, non è invaso dalle pietre, non è soffocato dalle spine. Smosso, liberato dai sassi e dalle spine ogni terreno torna buono e fecondo.
Il nostro cuore, la nostra esistenza devono imparare a vivere in sottrazione; come a dire che tutto è potenzialmente già in noi, basta togliere il superfluo! Forse ci vorrà tutta la vita, ma quando il terreno buono che Dio ha messo in noi, si incontrerà con il buon seme, che è il Figlio crocifisso,”la nostra terra darà il suo frutto” (Sal 85,13). Dio ha dato, e dà sempre, il meglio di sé. Ci aspetta.
Preghiamo col Salmo
Amore e giustizia io voglio cantare,
voglio cantare inni a te, signore.
Agirò con saggezza nella via dell’innocenza:
quando a me verrai?
(dal Salmo 100)