Is 63,7-17; Sal 79; Eb 3,1-6; Gv 5,37-47
“Anche il padre che mi ha mandato ha dato testimonianza di me”. (Gv 5)
In queste letture Mosè appare come un testimone di riferimento del cammino di salvezza tracciato da Dio per il popolo d’Israele e per coloro che poi seguirono Gesù. Dio ha inviato al suo popolo un condottiero che lo guidasse fuori dall’Egitto e gli fu accanto per compiere prodigi di salvezza, eppure il popolo si ribellò e fu scontento di quanto riceveva.
Ma il significato anche di un grande testimone come Mosè non sta in lui ma in chi lo ha guidato. “In verità Mosè fu degno di fede in tutta la sua casa come servitore, per dare testimonianza di ciò che doveva essere annunciato più tardi”, leggiamo nell’epistola, perchè il vertice dell’intervento di Dio presso il suo popolo è in realtà Gesù il Cristo.
Gesù ha spiegato ai suoi discepoli che il valore delle scritture sta proprio nella preparazione alla parola che Gesù stesso è venuto a dire: “Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perchè egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potete credere alle mie parole?”.
Preghiamo col Salmo
Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.