Is 8,23b-9.6a; Sal 95 (96); Eb 1,1-8a; Lc 2,1-14
«Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia». (Lc 2,7)
Il Natale del Signore lo si comprende meglio se guardato alla luce della Pasqua. Già la narrazione dell’evangelista Luca vi fa esplicito riferimento. Gesù è innanzitutto il Figlio primogenito del Padre, inviato come Messia e Salvatore dell’umanità intera. Con la sua nascita non solo viene «alla luce», ma lui è la luce del mondo, è colui che rischiara il cammino della vita di ogni essere umano che lo voglia accogliere come Figlio di Dio. È avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, medesimi verbi sono usati per la sepoltura, avvolto da teli e messo nella tomba, proprio come per l’Ultima Cena, anticipazione memoriale del suo sacrificio, Gesù si consegna dando da mangiare il suo corpo e sangue per noi. Da subito il Salvatore, appena nato, fa dono di sé stesso e vuole diventare cibo per tutti. Tale dono è innanzitutto la grande carità misericordiosa di Dio nei nostri confronti: sappiamo riconoscerla?
Preghiamo
Grande è il mistero di salvezza:
Vergine è colei che ha generato,
e il figlio di una donna è uomo e Dio.
È il creatore di tutte le cose,
è il Signore della sua stessa madre.
dalla Liturgia