Ger 3,6-12; Sal 29 (30); Zc 1,7-17; Mt 12,14-21
«Gesù però, avendolo saputo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti e impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: Ecco il mio servo, che io ho scelto.» (Mt 12,15-18a)
Nel brano di oggi troviamo tre reazioni diverse nei confronti di Gesù: quella dei farisei che decidono di uccidere Gesù, quella della gente che insistente vuole ascoltare la sua predicazione e quella dell’evangelista Matteo che vede in Gesù la realizzazione delle profezie di Isaia. La preoccupazione di Matteo è quella di farci capire che Gesù, che stiamo attendendo, è il nostro Messia. La sua vita avrà lo stile del servo: perseguitato dalle autorità religiose, insultato e disprezzato. Ma anche cercato e atteso dalla gente, sempre voluto dalla folla desiderosa di ascoltare e vivere i suoi insegnamenti, nonostante i divieti delle autorità. E noi da che parte stiamo?
Mettiamoci anche noi dalla parte della gente interessata a conoscere la parola, dalla parte degli emarginati e degli esclusi che si presentavano a Gesù con le loro malattie e preoccupazioni, dalla parte dei poveri e dei sofferenti che da Gesù ricevevano consolazione e aiuto. Solo da Gesù possiamo sentirci accolti.
Preghiamo
Ecco il mio servo che io sostengo,
il mio eletto di cui mi compiaccio.
Ho posto il mio spirito su di lui;
egli porterà il diritto alle nazioni.
Non griderà né alzerà il tono,
non farà udire in piazza la sua voce,
non spezzerà una canna incrinata,
non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta;
proclamerà il diritto con verità.
(Is 42,1-3)
[da: “La Parola ogni giorno.Gesù verità della storia. Avvento e Natale 2016”, Centro Ambrosiano, Milano]