Sir 34,21-31; Sal 48; Mc 7,14-30
E’ dai frutti che si riconoscono la santità e il valore di un albero. (Mc 7)
Il profeta nella lettura ci dice che il frutto dell’ingiustizia, di qualunque opera ingiusta, non può essere presentato a Dio perchè Dio non solo non lo gradisce ma punisce il peccatore. Ed è inutile il pentimento quando poi si continua sulla stessa via ingiusta. Ed è da quanto produciamo nella nostra vita, non da ciò che ci può venire dall’esterno, che veniamo giudicati. L’apparenza può ingannare – ci insegna il vangelo – come una pelle di pecora che nasconde l’identità malvagia di un lupo, ma è ciò che esce dall’uomo che rende impuro l’uomo. Se compiamo un’ingiustizia non possiamo attribuirne la responsabilità ad altri e ad altro. La supplica a Dio, come fa la donna fenicia per salvare la propria figliola, di liberarci da quanto ci logora dall’interno, muove Dio a misericordia.
Preghiamo col Salmo
Guida i miei passi, Signore,
sul sentiero della vita.
Dio riscatterà la mia vita,
mi strapperà dalla mano degli inferi.