Dn 2,26-35; Sal 97 (98); Fil 1,1-11; Lc 2,28b-32
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza». (Lc 2,29-30)
Mosso dallo Spirito il vecchio Simeone, va al tempio e riconoscendo il Messia tanto atteso, benedice Dio. Le parole del canto sono le parole di una persona commossa perché esprimono la fede di un uomo che comprende che la salvezza è davvero arrivata, finalmente le promesse si sono compiute. Con i suoi occhi e nel suo cuore, Simeone riconosce in quel bambino il Salvatore: per lui, per il suo popolo, per tutte le genti. L’universalità del mistero di Gesù, come indicato anche da Simeone, sta nell’essere la luce venuta a illuminare il popolo di Israele e tutte le genti che riconosceranno in lui la salvezza operata da Dio. Per questo farà anche di noi delle persone capaci di illuminare altri fratelli, fino ai confini del mondo e della storia, senza nessuna esclusione.
Preghiamo
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.
(Sl 39,2.4)
[da: “La Parola ogni giorno.Gesù verità della storia. Avvento e Natale 2016”, Centro Ambrosiano, Milano]