GIOVEDI 9 MARZO
Gen 5,1-4; Sal 118; Pr 3,27-32; Mt 5,20-26
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. (Mt 5,21-22)
“Avete inteso che fu detto” … “Ma io vi dico”: con queste antitesi, Gesù inizia a mostrare concretamente che cosa voglia dire che compimento della Legge è l’amore. La sua è una parola esigente e ci dice che non basta non avere ucciso nessuno per vivere in pace con i fratelli e con Dio, perché non uccidere vuole innanzitutto dire amare gli altri come fratelli, e quindi rispettarli, sempre. Vuol dire non riversare su di loro ira e insulti. Vuol dire avere il coraggio di fare il primo passo verso la riconciliazione di piccoli e grandi torti. Solo sforzandosi di vivere fino in fondo il precetto dell’amore il cuore si converte e diventa offerta gradita a Dio.
Preghiamo
Ognuno conosca l’amore del suo prossimo,
in quanto suo prossimo cerca il suo bene
al fine di potersi incontrare con lui,
per parlare insieme e dirsi l’un l’altro la verità.
(Nachman di Breslavia)
[da: La Parola ogni giorno. L’esistenza “in Cristo”, Quaresima e Pasqua 2017, Centro Ambrosiano, Milano]