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Venerdi, Settimana della II Domenica di Pasqua

Sant'Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa

2 Maggio 2014

 

Nato ad Alessandria nel 295-296 da una famiglia cristiana, visse l’infanzia e l’adolescenza durante la persecuzione di Diocleziano. Frequentò il prestigioso Didascaleion e ricevette insieme alla fede una buona formazione letteraria. In gioventù conobbe sant’Antonio abate e stabilì con lui una profonda amicizia spirituale; condividendo i valori della scelta monastica, cercò d’incarnarli nella sua vita quotidiana, vivendo da asceta. La sua fu un’epoca di profondo travaglio.

La Chiesa, dopo le persecuzioni, si trovava di fronte a due gravi problemi: i rapporti con l’autorità imperiale e la formulazione della vera dottrina cristiana dentro le categorie della cultura greco-romana. Quando scoppiò l’eresia ariana – secondo la quale Gesù era un uomo, straordinario, ma sempre un uomo – Atanasio era già diacono a fianco del vescovo Alessandro, che accompagnò al Concilio di Nicea nel 325. In questa occasione fu conosciuto e apprezzato da molti vescovi per la sua dottrina e santità di vita. Tre anni dopo, morto Alessandro, fu acclamato suo successore in riconoscimento delle sue qualità di “autentico cristiano, asceta e vero vescovo”.

Durante il suo ministero si riaccesero le difficoltà con gli ariani, che avevano l’appoggio dell’imperatore, e per ben tre volte Atanasio fu costretto all’esilio. Egli tuttavia, anche nei tempi dell’esilio, non si sottrasse mai al mandato di affermare la fede con la parola e gli scritti, dando un contributo determinante al consolidamento della dottrina nicena. Rientrato ad Alessandria preparò con altri vescovi un piano per riportare la pace nelle chiese, ma l’imperatore Giuliano l’Apostata, che voleva restaurare il paganesimo, lo fece esiliare ancora due volte.

Tornato nel 363 alla sua sede episcopale, dedicò gli ultimi anni della vita alla cura diretta del suo gregge, senza tralasciare di scrivere libri, lettere e assistere con il suo consiglio il Papa Damaso e gli altri vescovi, presso i quali godeva di un’altissima stima. Da Basilio fu definito “anima grande e apostolica”. Morì il 3 maggio del 373. Durante il suo terzo esilio aveva scritto la Vita di Antonio, che fece conoscere nell’Europa occidentale la vita monastica fiorita del deserto d’Egitto.