Almanacco liturgico Il Santo del giorno Il Vangelo di oggi Agenda dell'Arcivescovo
Link: https://www.chiesadimilano.it/almanacco/santo-del-giorno/sdg-anno-a-2013-2014/venerdi-dellottava-di-pasqua-5-115316.html
Share

Venerdi dell’Ottava di Pasqua

San Marco, evangelista

25 Aprile 2014

 

Marco aveva due nomi: Giovanni per gli ebrei, suoi connazionali e Marco per i greci. Secondo la testimonianza di Luca (Atti 12,12) nella spaziosa casa di sua madre si radunavano i primi cristiani. Alcuni sostengono che, nella grande sala della loro casa, fu celebrata l’ultima cena e, se fosse stato di loro proprietà anche il podere al monte degli ulivi, come qualcuno sostiene, si spiegherebbe perché alcuni identificano Marco con il giovanetto che fugge via nudo, dopo l’arresto di Gesù. Cugino di Barnaba, con lui, nel 44, accompagnò Paolo nel primo viaggio missionario a Cipro. Giunti però a Perge di Panfilia, Marco abbandonò Paolo e Barnaba e tornò a Gerusalemme. Paolo lo rimproverò apertamente per il suo rifiuto di seguirlo, e non lo prese più con sé nel secondo viaggio (Atti 15,37). Più tardi, ormai pienamente riconciliato, divenne il suo fedelissimo collaboratore e lo troveremo accanto all’Apostolo anche durante la prigionia romana di quest’ultimo.

Fu anche discepolo di Pietro, che lo chiama nella sua prima lettera, “mio figlio” e ne fu anche l’interprete, mettendo per iscritto, in modo semplice, vivace e immediato, quanto aveva visto e udito dall’Apostolo, dando inizio così al genere letterario “vangelo”. Si ritiene, quasi all’unanimità, che quello di Marco sia il primo Vangelo scritto e andrebbe datato tra il 50 e il 60, nel periodo, cioè, in cui era a Roma accanto a Pietro.

La cristologia di Marco è tutta incentrata sul tema della manifestazione del Messia crocifisso: il Messia che rivendica il suo regno divino e il suo essere Figlio di Dio, ma che è nello stesso tempo il servo sofferente, osteggiato dai capi d’Israele e incompreso persino dai suoi discepoli.

Riguardo agli ultimi anni della vita di Marco, la tradizione (vedi Eusebio di Cesarea) lo dice fondatore della Chiesa di Alessandria d’Egitto, dove fu vescovo e dove probabilmente subì il martirio. Da qui il suo corpo fu traslato, nell’828, a Venezia da due mercanti veneziani e divenne, in seguito, emblema dello stato veneto nel simbolo che lo rappresenta, quello del leone.