Policarpo, nato da genitori cristiani attorno agli anni 70, conobbe – secondo Ireneo di Lione che fu suo discepolo – l’apostolo Giovanni e altri testimoni oculari della vita di Cristo. Rappresenta dunque un anello di congiunzione tra la Chiesa degli apostoli e le successive generazioni di testimoni indiretti della fede cristiana. Scelto verso l’anno 100 come vescovo, esercitò il suo servizio alla Chiesa di Smirne con dedizione totale, immagine fedele del Pastore Buono che dà la vita per le sue pecore. Ignazio, che lo incontrò mentre si recava a Roma per subire il martirio, lo considerava, secondo Eusebio di Cesarea, “uomo apostolico, al quale non esitava di affidare il suo gregge di Antiochia ”.
Nel 154 Policarpo si recò a Roma per discutere con il papa Aniceto la questione della data della Pasqua e sebbene non raggiungessero un accordo, si separarono in pace con la celebrazione di un’agape fraterna. Subì il martirio a Smirne nel 155 sotto il proconsolato di Stazio Quadrato; la sua lunga vita di fedeltà e amore al Signore si chiuse mentre sul rogo del suo supplizio benediceva Dio di averlo reso degno di partecipare al calice di Cristo.
La sua passio è uno dei testi più belli che ci siano giunti dall’antichità cristiana, e ci presenta il martire come il discepolo che ha realizzato fedelmente la sequela del suo Maestro, il Signore Gesù, fino alla morte.