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Venerdì, Epifania del Signore

Epifania del Signore

6 Gennaio 2017

 

“Le origini della festa dell’Epifania rimangono uno dei grandi enigmi della storia della liturgia!” (De Halleux). Epiphaneia, nome di origine greca, significa ‘manifestazione’. Di quale manifestazione si tratta? La prima testimonianza di una celebrazione cristiana della manifestazione del Signore si trova in campo eterodosso, nell’ambito dell’eresia gnostica dei basilidiani. Secondo Clemente Alessandrino (morto all’inizio del III secolo), i seguaci di Basilide festeggiavano il 6 gennaio la manifestazione di Gesù, semplice figlio di Maria, nel quale al momento del battesimo al Giordano, investito dallo Spirito Santo, la divinità si congiunse all’umanità. A quel momento doveva dunque computarsi la vera nascita divina di Gesù, rivelato quale figlio di Dio. Nella grande Chiesa invece, in Oriente e nelle Chiese gallicana e ispanica, è attestata dal IV secolo la tradizione liturgica di una festa celebrata il 6 gennaio e designata con due appellativi in lingua greca: epiphaneia (manifestazione) e ta phota (le luci).

Questo secondo appellativo è soprattutto legato al battesimo di Gesù, come spiega Gregorio di Nazianzo: “Il santo giorno delle luci prende il suo principio dal battesimo del mio Cristo, la vera luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo. Egli opera la mia purificazione e soccorre la luce che avevamo ricevuto da lui dall’alto all’inizio e che abbiamo oscurato e intorbidato a causa del peccato”.
Dall’Oriente la festa del 6 gennaio passò in Occidente, dove già il 25 dicembre si solennizzava il mistero della nascita di Gesù. A compimento dei misteri degli inizi, il giorno dell’Epifania si celebra l’evento della manifestazione del Figlio di Dio ai pagani, nella persona dei tre re venuti dal lontano Oriente, secondo la narrazione di Matteo 2, 1-12.
 
La Festa della “manifestazione” tende perciò a inglobare i tre segni che manifestano Gesù al mondo: anzitutto l’adorazione dei magi, poi il battesimo di Gesù nel Giordano e il segno di Cana con la trasformazione dell’acqua in vino. I “tria miracula”, variamente associati nelle liturgie delle diverse Chiese d’Oriente e d’Occidente, sono comunque unificati nell’unico mistero dell’incarnazione, per il quale il Dio inaccessibile viene incontro e si unisce in mirabile scambio all’umanità che, avvolta dalle tenebre, procede pellegrina nella insaziabile ricerca della luce.
Nel giorno dell’Epifania già l’antico pontificale romano prescrive che l’arcidiacono annunci al popolo dall’ambone la data della Pasqua. Quest’uso si collega con la pratica dei primi secoli cristiani quando – a partire dal Concilio di Nicea – dalla Chiesa d’Alessandria, dove erano più coltivati gli studi astronomici, venivano mandate a tutte le Chiese cristiane le “Lettere festali” in cui si indicava la data precisa del giorno di Pasqua.