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Sirio 16 - 22 dicembre 2024
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Progetto

Per essere una Chiesa viva nelle periferie

Caritas ambrosiana e Fondazione degli oratori milanesi unite in una collaborazione per aiutare le parrocchie a incontrare i bisogni dei ragazzi, e delle loro famiglie, là dove sono. L’8 novembre se ne parla con l’Arcivescovo

di Claudio URBANO

7 Novembre 2022

L’invito a essere una «Chiesa in uscita» è ormai entrato nelle corde di molti. Forse ancora pochi, però, saprebbero raccontare iniziative ed esperienze della comunità cristiana nate da una traduzione pratica dello stile indicato da papa Francesco.

Nella nostra diocesi ne è un’espressione ormai rodata il progetto «Parrocchie e Periferia» promosso dalla Caritas ambrosiana e dalla Fondazione degli oratori milanesi. Un’alleanza, tra due realtà a prima vista distanti, per aiutare le parrocchie a incontrare i bisogni dei ragazzi là dove sono. Dunque al campetto o nella piazza del quartiere, oltre, o prima ancora, che in oratorio.

Un progetto nato dalla base

Matteo Zappa
Matteo Zappa

«Un progetto nato dal basso, ovvero dagli stessi parroci delle periferie milanesi – sottolinea Matteo Zappa, responsabile dell’Area minori di Caritas -. Con il desiderio di saper leggere i bisogni, ma anche le potenzialità, le occasioni di bene dei territori “abitati” dalle parrocchie e di immaginare nuove modalità di intervento e di risposta soprattutto alle esigenze educative. Con la volontà di uscire dalle mura dell’oratorio, per “fare” l’oratorio il più vicino possibile ai ragazzi».

Quattro parrocchie della periferia

Per tre anni (compreso il tempo della pandemia) una coppia di educatori professionali si sono immersi nel contesto di quattro parrocchie della periferia milanese: a Quarto Oggiaro, a Baggio, al Corvetto e nel quartiere Molise-Calvairate, non distante dall’Ortomercato. Un lavoro di osservazione della parrocchia e del territorio, prima, per poi supportare la comunità in azioni concrete. Alcune parrocchie, a corto di forze fresche e schiacciate dalla risposta alle emergenze dei bisogni di tutti i giorni – la povertà delle famiglie, la ricerca del lavoro, la faticosa integrazione dei ragazzi di seconda generazione – avevano bisogno di nuova linfa per rilanciare la testimonianza e l’impegno educativo; altre erano già ben strutturate. Tutte, però, erano mosse dal desiderio di «superare quella dicotomia che a volte si crea tra ciò che pensiamo come intervento pastorale e ciò che riteniamo invece un intervento sociale», sottolinea Zappa.

Occasioni di aggregazione e inclusione

Ne sono nate iniziative nuove, di servizio ai quartieri e di collaborazione con le altre realtà educative del territorio. I doposcuola sono diventati occasione di inclusione per i ragazzi più ai margini, con la proposta di attività sportive, le gite e i laboratori di cucina, l’invito a feste e iniziative anche per chi conosceva meno l’oratorio o per i ragazzi che in oratorio entravano cercando uno spazio per giocare a calcio.

Chiara Vescovi
Chiara Vescovi

Un bilancio verrà tracciato nel laboratorio «Essere chiesa in periferia» del prossimo 8 novembre (leggi qui), insieme a uno sguardo sui nuovi progetti. Mentre infatti alcune esperienze avviate a Milano procedono ora sulle proprie gambe, l’intervento viene replicato già da un anno in quattro realtà dell’hinterland: Limbiate, Cinisello, Limito e Seggiano (frazioni di Pioltello), Baranzate. Perché anche qui, ricorda Chiara Vescovi, ausiliaria diocesana responsabile della Fom per la formazione, ci sono situazioni di “periferia” e di bisogno educativo. Anche qui, dunque, si potrà portare il gazebo fuori dall’oratorio, magari per incontrare i ragazzi (ma anche intercettare i bisogni degli adulti) nei cortili dei caseggiati popolari. Ancora una volta l’intenzione delle parrocchie è aprirsi all’esterno e mettersi in rete con le altre realtà educative: scuola, associazioni, terzo settore, «ma anche persone di buona volontà, animate dalla stessa attenzione educativa verso i più giovani», propone Zappa, sottolineando la spinta missionaria, il desiderio di una chiesa capace di arrivare a tutti.

Dunque «non bisogna aver paura di snaturarsi o di diluire la propria testimonianza uscendo dai confini della parrocchia» esorta Vescovi, che evidenzia, peraltro, l’importante ruolo educativo che agli oratori viene riconosciuto in tutti i tavoli istituzionali. Si può dunque costruire qualcosa di nuovo, convinti che anche le fatiche della periferia possano trasformarsi in nuove opportunità.

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