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Sirio 18 - 24 novembre 2024
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Europa

A Bruxelles un Foyer cattolico del continente

Non lontano dal Parlamento Ue, un’ampia struttura – completamente rinnovata – offre spazi a catechesi, celebrazioni liturgiche e incontri culturali. Inaugurazione l’11 novembre

di Gianni Borsa e Marco Calvarese Agensir da Bruxelles

24 Ottobre 2022
L'interno del Foyer (foto Sir)

Uno spazio dove ragazzi, giovani e adulti «si educano alla fede cristiana attraverso le dimensioni fondanti del credere»: la catechesi, la liturgia, la carità. Una fede «non solo e non tanto come dottrina, ma come risposta alle domande più profonde sul senso della vita. Un percorso che si realizza nell’incontro con Gesù».

Don Claudio Visconti, sacerdote bergamasco, da alcuni anni è responsabile della Comunità italiana a Bruxelles. Tre anni fa ha individuato l’opportunità – forse la necessità – di rilanciare il Foyer Catholique Européen, nel cuore del quartiere europeo della capitale belga. Un’operazione complessa, che ha richiesto anzitutto una completa ristrutturazione dello stabile situato al civico 51 di Rue du Cornet. Nel frattempo è stata ripensata la mission del Foyer, le cui origini risalgono a sessant’anni fa, nel periodo di incubazione della Comunità economica europea. L’11 novembre verrà inaugurato il rinnovato Foyer Catholique: don Visconti ne è il responsabile, mentre il presidente del Consiglio di amministrazione è Lorenzo Mannelli, funzionario del Parlamento europeo, già capo di gabinetto dello scomparso David Sassoli.

Un segno di unità

«Nel 1963, i cristiani impegnati nel processo di unificazione europea fondarono il Foyer cattolico europeo con l’aiuto dei padri Gesuiti – affermano i responsabili nella lettera d’invito -. Oggi il Foyer è un segno di unità e un luogo di incontro, discussione, educazione, azione e celebrazione al servizio di una pastorale cattolica europea, in uno spirito ecumenico e sociale. È interamente finanziato dai contributi e dalle donazioni dei suoi membri e sostenitori, provenienti da tutta Europa».

Nell’edificio trovano spazio sale riunioni, uffici, la sede del gruppo scout St. Benoit. E una splendida cappella, decorata con un capolavoro biblico-simbolico ispirato ai doni dello Spirito Santo, opera dell’artista italiano Andrea Mastrovito.

Le tre “vocazioni”

Ma qual è l’idea di fondo che soggiace al rinnovato spazio europeo di Rue du Cornet? «Educare alla fede è educare a un’umanità piena che si riconosce fraterna e solidale – spiega don Visconti -.. Educare alla fede è aiutare a riconoscere in Gesù l’”Uomo”, e nel suo stile la realizzazione piena dell’essere umano».

Tre sono, intrecciate tra loro, le “vocazioni” della casa. Anzitutto «la catechesi e la formazione cristiana, con attenzione ai ragazzi e ai giovani, mediante itinerari specifici di scoperta e di incontro con il Signore. Ma la formazione prevede possibilità di altri incontri di carattere psicologico e sociale e formativo ai temi che aiutano l’uomo nella scoperta di sé e nella costruzione di una comunità fraterna». In secondo luogo l’educazione al rito e alla vita liturgica. Terzo, «l’educazione alla vita etica e alla carità».

Sotto lo stesso tetto

I principali – ma non esclusivi – destinatari del Foyer sono le comunità cristiane di origine straniera che, sottolinea don Visconti, «necessitano di spazi per le loro attività pastorali; le realtà di carattere internazionale le cui attività rivestano caratteristiche morali e confessionali che non contraddicono le finalità della casa». Abitare la stessa casa «sarà occasione per tutti non solo di conoscenza, ma di partecipazione, di interscambio tra le diverse attività proposte, così pure occasione per costruire momenti condivisi». Vi si intravvede, in filigrana, il richiamo alla «unità nella diversità», motto dell’Unione europea.

Come a Gerusalemme

Don Claudio fornisce anche una lettura del contesto brussellese, città divisa in 19 Comuni, con due lingue ufficiali (francese e fiammingo) e almeno altre 23 parlate da una popolazione ad alta “densità internazionale”. A suo avviso Bruxelles «presenta molte similitudini con la Gerusalemme del tempo della prima comunità degli apostoli: la religione cristiana è minoritaria, il contesto sociale altamente secolarizzato, mentre genti diverse si incontrano in un’unica città. La Buona Notizia riceve poca attenzione se non addirittura ostilità».

La Chiesa cattolica convive con quelle ortodosse e protestanti (oltre a una forte presenza islamica): in questo «panorama multiconfessionale e multilinguistico, le Chiese pongono semi del Vangelo annunciando la Parola, portando la loro testimonianza di carità e celebrando le festività». Ma se molti arrivano a Bruxelles per lavorare nel progetto di integrazione europea, «la vita locale offre un panorama difficile da decifrare fra lingue e culture, storie e colori, religioni e tradizioni. In questa Babele, l’occhio attento sa cogliere le espressioni di una umanità che ricerca un senso rispetto allo straniamento perché, a Bruxelles, tutti sono un po’ stranieri, anche i locali». Eppure la religiosità resiste, «seppur in maniera sempre meno centrale, mentre le Chiese, anche loro da chiamare al plurale, cercano di annunciare il Vangelo districandosi fra lingue e linguaggi diversi. Ritroviamo, dunque, i segni di una Pentecoste, in cui gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati ad accogliere il Vangelo e accogliersi l’un l’altra, a generare e condividere, a donare e donarsi».

Crocevia del mondo

A questi concetti si è ispirato Andrea Mastrovito, con il supporto del teologo don Giuliano Zanchi, per realizzare l’installazione che impreziosisce la cappella da cento posti del Foyer. Un’opera che si estende su 120 metri quadri, fra intarsi di legni colorati e pagine della Bibbia nelle lingue di tutto il mondo.

«Quando abbiamo deciso di ristrutturare il Foyer con la sua cappella mi è venuto immediato rivolgere il pensiero allo Spirito Santo, e a Lui dedicare l’opera che caratterizza significativamente questo luogo. Nel giorno di Pentecoste fu grazie allo Spirito Santo che gli abitanti e i pellegrini di Gerusalemme intesero gli apostoli parlare nelle loro lingue o, forse, parlare l’unica lingua che tutti compresero: la lingua dell’amore, la lingua del Vangelo. Questa nostra casa che oggi ci accoglie è in realtà il crocevia di tante strade su cui camminiamo e che continuamente ci provoca alla conversione: da Babele a Pentecoste». E conclude: «Se nessuno sa cosa riserva il futuro a questa Europa; il senso dell’opera invita a fidarsi dello Spirito Santo, così come gli apostoli si fidarono quel giorno di Pentecoste. Essi partirono per il mondo ad annunciare il Vangelo, allo stesso modo il Foyer spera di accogliere chi arriva in questo crocevia del mondo e aiutarlo a custodire e a far crescere la fede nel Signore».