È difficile immaginare un clima di festa in carcere, ma forse anche la presenza dell’Arcivescovo in occasione del Natale può contribuire a portare un po’ di serenità. Il 23 dicembre il cardinale Angelo Scola sarà infatti a Bollate, dove celebrerà la Messa in teatro con 160 reclusi. Ad animare la celebrazione sarà il coro dei detenuti che eseguirà canti natalizi.
«Al termine della celebrazione – dice don Antonio Sfondrini, cappellano della Casa di reclusione insieme a don Fabio Fossati – ci sarà un breve dialogo tra il Cardinale e un gruppo di detenuti che gli rivolgeranno alcune domande». In realtà c’è chi si è già rivolto all’Arcivescovo scrivendogli una lettera, e chi invece uno scritto lo ha inviato addirittura a papa Francesco. In questi giorni a Bollate alcuni detenuti si stanno dando da fare per preparare i doni da regalare martedì all’Arcivescovo, ma al momento sono ancora una sorpresa.
Oltre a celebrare la nascita di Gesù, quella di Natale è la festa tipica da trascorrere in famiglia. Cosa fanno i reclusi da voi?
A Bollate la situazione è diversa rispetto alle altre carceri. Qui ci sono già stati i pranzi dei detenuti con i loro parenti e i figli per festeggiare il Natale, che certo non possono essere fatti il 25 dicembre, ma nei giorni precedenti. A Natale però, siccome i detenuti nei reparti sono liberi (a Bollate le celle di giorno restano aperte, ndr) cercheranno di socializzare tra loro, come fanno sempre, soprattutto durante le feste. Poi in ogni reparto ci sarà una festa insieme agli educatori. Il giorno di Natale noi cappellani celebreremo due Messe, alle 9 e alle 10.30.
Ma c’è la possibilità di pregare in carcere, non solo in cella?
Ogni reparto ha la sua cappella aperta tutto il giorno, in modo tale che chi vuole può andare a pregare. Le celebrazioni si svolgono quindi in ogni reparto: il sabato e la domenica diciamo tante Messe per permettere di partecipare a quanti lo desiderano. Nelle festività, invece, abbiamo un’unica celebrazione in teatro, anche se la capienza non supera i 160-170 posti, per motivi di sicurezza.
Ma attualmente quanti sono i detenuti?
La capienza di Bollate è di 1200 reclusi, ma siamo sempre sotto questa soglia. Poi c’è qualche posto libero per le emergenze. Siamo di fatto a regime. I posti per le donne invece sono cento, ma quelli utilizzati saranno una novantina, qualcuno resta sempre a disposizione.
Dai vostri colloqui con i carcerati emerge il desiderio di un cammino spirituale, il pentimento per i reati commessi, un pensiero verso le vittime?
L’aspetto principale è che siano coscienti del motivo per cui sono in carcere e che capiscano di aver fatto del male ad altri. Questo è indispensabile, altrimenti non si va da nessuna parte… Da qui infatti si parte per un cammino di recupero umano e, per alcuni, anche religioso. Le appartenenze sono diverse, ci sono cattolici, protestanti, evangelisti, testimoni di Geova, poi c’è un gruppo buddista, uno di meditazione e uno di lettura spirituale.