1. C’è ancora chi corre avanti per riuscire a vedere Gesù?
Chi sa se c’è ancora la domanda. O almeno il desiderio in qualche parte della mente o del cuore. O almeno la curiosità. I discepoli hanno avuto un giorno il coraggio di fare la domanda. Zaccheo a motivo della curiosità corre per le strade di Gerico. I nostri padri hanno costruito questa chiesa per avere un luogo in cui pregare, in cui incontrarsi per celebrare la Messa e le feste e i lutti.
Ma c’è ancora la domanda?
C’è ancora chi domanda: Maestro, insegnaci a pregare!
C’è ancora chi corre per il desiderio di vedere Gesù.
C’è ancora chi si prende cura della chiesa perché sia luogo dove la comunità si incontra per pregare?
Eppure abbiamo bisogno di pregare, siamo troppo soli. Abbiamo bisogno di pregare: abbiamo una speranza troppo piccola. Abbiamo bisogno di pregare: il nostro amore è troppo fragile, precario, confuso.
2. Per imparare a pregare.
Questa celebrazione è l’occasione per dire a chi vuole imparare a pregare: ecco che cosa ve lo può insegnare, ecco chi ve lo può insegnare.
2.1 Per imparare a pregare invochiamo lo Spirito Santo:
Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi (1Cor 3,16-17).
2.2 Per imparare a pregare lasciamoci istruire dalla preghiera della Chiesa: il messale.
Questa è l’occasione per consegnare la nuova edizione del messale ambrosiano che entra in uso con la prima domenica di Avvento. Il messale è lo strumento per la celebrazione della Messa che è una scuola insostituibile di preghiera.
Che cosa insegna il messale a proposito della preghiera?
– La preghiera cristiana è sempre in Cristo, per Cristo, con Cristo. Noi non sappiamo nulla di Dio: solo Gesù ci ha rivelato il Padre, solo lui può accompagnarci e insegnarci a pregare, solo in lui abbiamo possibilità di entrare in comunione con il Padre. Infatti le preghiere che il messale prescrive sono sempre presentate nel nome di Gesù: per Gesù Cristo nostro Signore e nostro Dio che vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.
Viene talora da domandarsi se il nostro modo di pregare, di pensare, di parlare di Dio riveli la fede e la conoscenza di Dio che ci ha donato Gesù oppure esprima una forma di rapporto con una “divinità” immaginata da qualche fantasia umana.
– La preghiera cristiana è celebrazione del popolo di Dio: i cristiani non possono pregare se non insieme. Anche quando vivono la doverosa preghiera personale, tempo dell’intimità, del confronto, del conforto, della confidenza, i cristiani sono sempre dentro la comunione dei santi che si esprime in modo visibile nella assemblea liturgica. Si prega sempre insieme, si prega sempre gli uni per gli altri, si prega sempre per essere un cuore solo e un’anima sola.
Viene da domandarsi se il radunarsi in assemblea esprime la persuasione di essere il popolo santo di Dio, contrastando l’individualismo di chi si immagina che deve andare in chiesa solo “per fare il suo dovere”.
– La preghiera cristiana vissuta nell’assemblea liturgica è espressione della Chiesa: nella assemblea riunita tutti sono figli e figlie dell’unico Padre, con diversità di ministeri. Perciò la preghiera è talora dialogo (C il Signore sia con voi; T e con il tuo spirito); talora il presidente si fa intercessore esprimendo con una sola voce l’invocazione di tutti con parole antiche e nuove, scritte dalla fede di secoli; talora qualcuno dei fedeli esprime specifiche intenzioni alle quali si uniscono le voci di tutti (la preghiera universale); talora tutti insieme pregano cantando o in silenzio o esprimendo gesti di fraternità (scambio della pace, processione offertoriale, processione per ricevere la comunione).
Viene da domandarsi se quando si dicono le parole prescritte dal rito il pensiero, il desiderio, il sentimento, l’affetto, si uniscano alle parole di chi rappresenta la comunità oppure siano una reazione meccanica senz’anima
Abbiamo bisogno di pregare, di imparare a pregare. Il Messale può insegnare tante cose a chi lo utilizza con sapienza e a chi ascolta con attenzione e pratica con devozione e fede quanto è prescritto.