Mt 13, 1-2.24-30.36-43


1.78943

Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare.Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.

Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio”».

Poi congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

 

Il seme buono è gettato dal Figlio dell’uomo. Ci sentiamo inseriti in un disegno che prevede la nostra presenza nel mondo, ognuno vale perché pensato e previsto da Dio, perché porti frutto là dove si trova. La nostra origine, la nostra vocazione, ad essere seme e a crescere come grano buono, ha il suo valore in Gesù, che ci ha voluto così come siamo e ci ha chiamati ad essere «figli» dello stesso Padre, «figli del Regno» che è già in questo mondo.

Riconoscersi «seminati nel mondo», significa riconoscere che c’è una missione che dobbiamo compiere, che abbiamo una responsabilità ben precisa, non in un ambiente ristretto, non in un recinto, che apparentemente sembra proteggerci, ma nel mondo intero, «A TUTTO CAMPO».

Anche per il mondo c’è un disegno, una condizione che vale per tutto il tempo in cui esso vivrà: Dio opera per trasformarlo. L’azione principale di Dio per il mondo consiste nel seminare uomini nuovi che con una bontà coerente, vincendo le insidie del male, portino a maturazione la loro esistenza, «fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (Ef 4, 13b), l’uomo perfetto.

Ma l’umanità non è così vigile come sembra, a volte risulta addormentata: è in un mondo così, che non è attento, che non ha sguardi di condivisione, di reciproca accoglienza, di apertura all’altro, che chiude gli occhi per non vedere e quindi si addormenta, che si insinua il male e quindi la zizzania. Questa cresce proprio quando il seme buono cresce, in una contemporaneità che infastidisce e che vorrebbe soffocare la crescita stessa.

Là dove, anche nella vita di un ragazzo, si vedono i progressi, le speranze, le promesse, il male cerca di tarpare, distruggere, dividere, in una parola, di soffocare!

È il rischio che si corre quando si investe nell’educazione: tante aspettative, spesso deluse, anche da chi non ce lo si aspetta… vorremmo mollare tutto o ancora peggio sradicare tutto, epurare, proprio nel momento più delicato che è la crescita e la maturazione di una persona. Non è questo lo stile del Vangelo, del buon seminatore che con pazienza sollecita e attende, semina e irriga, non strappa e non raccoglie prima del tempo! Questo stile «educativo» deve spingerci con coraggio a seminare a piene mani, senza sperare di vedere i frutti della raccolta. Deve avventurarsi in zone inesplorate dell’umano, là dove è possibile ancora dire parole buone e proporsi come testimoni attraverso la carità, per far in modo che quel grano buono che cresce sappia di non essere solo ad affrontare le difficoltà del mondo. Deve prestare attenzione ai ragazzi in tutta la loro dimensione affettiva, relazionale, intellettiva, creativa: insomma, essere un’educazione «A TUTTO CAMPO».

Ti potrebbero interessare anche: