La presentazione dell'anno pastorale e oratoriano 2012-2013 per i ragazzi, gli adolescenti e gli oratori
Don Samuele Marelli
Responsabile del Servizio per i ragazzi, gli adolescenti e l'oratorio
La proposta educativa che presentiamo si inserisce pienamente nel solco tracciato da Benedetto XVI, attraverso la scelta di proporre a tutta la Chiesa l’Anno della fede. Tale scelta, ripresa con forza dal nostro Arcivescovo Angelo, ci spinge in modo molto netto a puntare sull’essenziale, su ciò che rimane ed è buono, giusto e vero.
Ormai da tempo alberga in molti la convinzione che la fede dei ragazzi non può essere considerata un dato scontato, che deriva da un’assimilazione di atteggiamenti trasmessi dal contesto sociale e familiare; al contrario, la fede delle giovani generazioni non va più semplicemente custodita o alimentata ma anche e soprattutto suscitata. Da questo deriva la necessità di una grande attenzione da parte della comunità cristiana ai momenti iniziali dell’esperienza di fede e insieme a un sapiente raccordo tra l’esperienza personale della fede e il vissuto comunitario.
L’Icona di riferimento per il cammino di quest’anno sarà il brano evangelico del miracolo del cieco di Gerico, Bartimeo (Marco 10, 46-52). Essa segna diversi aspetti promettenti in riferimento all’atto della fede. Anzitutto il fatto della necessità della fede: l’uomo è per sua natura un «mendicante» di Dio e la pienezza della sua vita richiede un rapporto costante con l’Infinito. In secondo luogo, l’episodio evangelico evidenzia l’importanza della preghiera come «voce della fede», rilevandone la tenacia e la costanza, ma anche l’incomprensione altrui.
Al centro del brano sta l’esperienza della fede di Bartimeo, che potremmo definire come risposta a un appello personale che chiede una decisione pronta, consapevole e gioiosa. Per dire tutto questo abbiamo scelto la metafora del «salto» che ci pare esprimere molto bene l’idea di fondo della fede, come fiducia entusiasta e urgenza decisiva. Il salto manifesta anche l’idea della discontinuità di un cammino che non dipende solamente dal nostro impegno, ma dall’irrompere improvviso e prodigioso della grazia di Dio.
La fede come salto, dunque, ma non nel vuoto. Talvolta sarà un salto in alto, verso Dio, altre volte assomiglierà più a un salto in lungo, verso i fratelli; sempre e comunque sarà un protendersi della libertà verso la sua origine e il suo compimento.
All’inizio di questo nuovo anno pastorale, in comunione con la Chiesa universale e diocesana, dichiariamo il nostro desiderio di impegnarci a dare qualità alla nostra fede, curandone i presupposti, condividendone le domande e verificandone la coerenza. Come accadde quel giorno a Bartimeo, cieco di Gerico, anche a noi il Signore doni luce, gioia e pace.