«Nessuno di noi è solo, ricordiamoci la presenza silenziosa ma ostinata e tenera di Dio»: l’ha detto il cardinale Scola ai giovani, nel primo “Dialogo della fede” all’Università degli Studi di Milano, ampliato in modo interattivo dai collegamenti tv, radio, web e Twitter.
di Loris CANTARELLI
«Annunciare loro la buona notizia del Vangelo che illumini la loro esistenza e li aiuti a vivere la vita come vocazione»: l’auspicio dell’Arcivescovo nella lettera pastorale Alla scoperta del Dio vicino è alla base del cammino di quest’Anno della Fede proposto ai giovani della diocesi.
Al termine della prima tappa del percorso di Pastorale giovanile “Varcare la Soglia”, i 75 spinners (“tessitori”) del territorio e 500 giovani si sono riuniti nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano per un primo Dialogo della fede con l’Arcivescovo, in cui raccontare e condividere testimonianze e riflessioni, fra domande e provocazioni raccolte dai singoli nei gruppi giovanili sul territorio diocesano da ottobre a oggi. Appropriati i diversi strumenti di partecipazione per chi non ha potuto presenziare fisicamente: l’incontro era in diretta su Telenova News, Radio Marconi e Radio Mater, oltre che su Twitter e in streaming su www.chiesadimilano.it
La serata è stata condotta da don Bortolo Uberti, cappellano dell’Università Statale e Bicocca, ed è stata introdotta da monsignor Pierantonio Tremolada, vicario episcopale per l’Evangelizzazione e i Sacramenti. Dopo una scheda filmata di Annamaria Braccini sulla realtà universitaria milanese (9 atenei e 37 residenze cattoliche in totale, per oltre 200 mila studenti), il giovane Lorenzo ha posto all’Arcivescovo una prima domanda su come possiamo incontrare Gesù e passare a una fede adulta, per evitare «più che un cammino, un vagabondaggio». Il cardinale Scola ha così richiamato come sia l’incontro con Qualcuno a mettere nelle condizioni di camminare verso una meta, arrivando a citare il testo di una canzone di Jovanotti («me l’ha passato un prete qualche giorno fa durante un incontro, sono molto amico di suo padre…»): «Ho questo vuoto tra lo stomaco e la gola / voragine incolmabile / tensione evolutiva / nessuno si disseta ingoiando la saliva / ci vuole pioggia, vento e sangue nelle vene / e una ragione per vivere». Con una annotazione: «L’aggettivo non mi piace mica tanto, però la parola “tensione” è spettacolosa».
È seguita la proiezione di un incontro in oratorio di un gruppo di giovani, a mostrare un confronto sulla fede come percorso, apertura verso l’altro, scambio reciproco, scelta consapevole, in un contesto attraversato da differenti visioni del mondo. Il Cardinale ha apprezzato i rilievi al Gesù che si offre in modo «trasversale» a tutti: «La libertà è avere legami solidi, non il non averne!». Il filmato, seguito da un’ulteriore domanda della giovane spinner Lorenza, ha offerto lo spunto per il dialogo dell’Arcivescovo con i giovani presenti in sala e non solo. «Si percepisce una distanza quando si sente la perdita della ragione del nostro aderire – ha detto Scola -. Allora abbiamo perso la curiosità, cioè il chiedersi perché. Bisogna tornare alle cose come sono: alla realtà». E ancora: «L’uomo che non s’interroga è uno zombi! È Gesù che ci convoca, abbiamo bisogno di “sangue nelle vene”… Tutti saremmo vagabondi, senza questo aiuto dall’Alto che si è fatto uomo!».
Sono seguite altre domande da Gerenzano e dai giovani di Besana Brianza, da Manuele e Federico, da ragazzi di Premana e Treviglio, da Lecco via Twitter, da Claudio, Marcello e Arianna: il Cardinale ha suggerito di pregare insieme («è il noi che rafforza l’io frammentato dei nostri giorni») e di rivolgersi ogni sera a Maria, madre che rimanda a Gesù. Ha anche ricordato la frase rivoltagli da un amico, «il grandissimo pensatore cristiano Hans Urs von Balthasar, morto qualche giorno prima di diventare Cardinale»: «Saprei tornare al luogo esatto dove ho incontrato la mia vocazione… Lì ho capito che ero chiamato non a servire, ma che ero stato preso a servizio!».
La serata è stata animata dall’accompagnamento musicale del Coro Shekinah, diretto dal maestro Filippo Bentivoglio, il flauto di Maria Grazia Inzaghi e il violoncello di Francesca Bongiorni.