L’appassionante racconto di una giovane coppia: l’inizio della storia, il fidanzamento e gli impegni presi insieme. Che ribaltano il «cliché» dei nostri giorni. «Soprattutto la preghiera più intima, quella prima di andare a casa»
Pubblichiamo la testimonianza di una giovane coppia sui temi della seconda catechesi diocesana dei giovani (affetti e relazioni autentiche): Cecilia, educatrice preadolescenti a Busto Garolfo, e Fabio, educatore preadolescenti a Villa Cortese.
Roma, 25-27 marzo 2008. Ci siamo incontrati fra i ragazzi, quindi non potevamo essere più spontanei di così. Potersi incontrare in questo modo è stato sicuramente un privilegio, proprio per la semplicità di presentarsi e di essere così come eravamo. La conoscenza è diventata interesse e l’interesse… qualcosa di più!
Tornati a casa, anche noi ci siamo chiesti: vogliamo iniziare una relazione bella e vera… come fare? La risposta ci è arrivata riflettendo sulle parole di un predicatore che, tempo prima, avevamo ascoltato alla «Scuola della Parola» del Decanato: «Qual è la cosa più facile da fare con il vostro partner? Andarci a letto… E la cosa più difficile? Pregarci insieme». La schiettezza di queste parole ci ha fatto poi riflettere sul voler intraprendere una relazione «difficile», perché partendo da lì il resto sarebbe venuto da sé.
Nei tre anni di fidanzamento abbiamo camminato, seguendo una prospettiva che ribaltava il cliché dei nostri giorni: «E poi lui si inginocchiò, e le porse l’anello. E lei disse: sì!». La nostra idea era invece quella che alla domanda «vuoi sposarmi?» non si rispondesse a bruciapelo in un ristorante lussuoso, ma la vera risposta fosse da trovare insieme, al termine di un cammino di crescita.
Nel percorso del fidanzamento abbiamo quindi scelto di fare qualcosa fianco a fianco, non solo prepararsi, emozionarsi e passare del tempo insieme, ma fare attivamente delle scelte che ci mettessero in discussione e ci facessero crescere come coppia.
Una prima scelta è stata quella di vivere e riflettere sulla fede, quindi condividendo la preghiera, che ci ha sempre accompagnati. Catechesi in parrocchia, incontri decanali, esercizi spirituali all’Eremo… e soprattutto la nostra preghiera più intima, quella prima di andare a casa, che ci ha permesso di condividere ogni genere di pensieri: quelli brillanti di luce, ma anche quelli più cupi d’incomprensione.
Una seconda scelta è legata alle esperienze significative nel campo del servizio e del volontariato. Entrambi siamo sempre stati attivi come educatori dei ragazzi in oratorio, trasmettendo un messaggio e ricevendo tanto da condividere. Inoltre sul nostro territorio ci siamo buttati in un’impresa anche più difficile: abbiamo deciso di creare un’associazione di volontariato. Siamo partiti da un’idea e con altre persone che ci hanno creduto l’abbiamo costruita, modellata e abbiamo osato. A oggi quest’associazione, crescendo anche lei nel tempo, cammina ancora con una scuola di italiano per stranieri e con dei percorsi di sensibilizzazione nelle scuole.
E la terza scelta – con molta gioia – è stata la scoperta di un cammino pensato apposta per i fidanzati: «Nati per amare». La proposta ci è arrivata da una voce amica, Luana. E questo ha reso questa proposta ancora più gustosa ai nostri occhi: qualcuno ha pensato a noi e ha chiesto proprio a noi di esserci in questo percorso. «Nati per amare» per un anno ci ha accompagnato. Una domenica mattina al mese abbiamo scelto di svegliarci presto e di prendere il treno per andare in centro a Milano dove don Ivano, Paola e Daniele – la nostra coppia guida – e tante altre coppie ci aspettavano per condividere qualcosa di prezioso. Il percorso è stato davvero un regalo di tempo per riflettere sul cammino di coppia, di condivisione vissuta una con l’altro e di testimonianze significative. Ogni volta che tornavamo a casa eravamo tanto carichi di pensieri, che anche per i giorni successivi non smettevamo di parlarne. Tutte queste parole ci hanno resi sicuramente più vicini e più consapevoli l’uno dell’altra.
Durante questo periodo abbiamo reso concreta la nostra decisione di diventare marito e moglie, quindi, sempre grazie al percorso di «Nati per amare», abbiamo vissuto un momento di ritiro con altre coppie prossime al matrimonio a Triuggio. È stata un’esperienza fondamentale per entrare nel vero senso del sacramento. Ci siamo interrogati sui gesti del rito e sul cosa vuol dire sposarsi in chiesa. Di ritorno con gioia abbiamo dato la notizia.
Le reazioni sono state le più disparate. E anche questo ci ha fatto molto riflettere. Dall’entusiasmo, alla preoccupazione, dalla sorpresa e al sincero affetto. Ci teniamo a raccontarvi che ci sono state anche alcune persone che nei mesi prima di sposarci ci hanno chiesto, detto, confessato che era meglio non farlo. Ecco questa parte è stata per noi importate perché ci ha permesso di discuterne e confrontarci fra noi, rendendoci alla fine ancora più consapevoli della scelta del matrimonio.