Alla Giornata Mondiale della Gioventù si è respirata una gioia più autentica, che ha permesso di riscoprire la bellezza dell'essere cristiani, perchè chiamati dall'amore di Dio. Federico ha percepito anche la gioia di una fede condivisa, in un'esperienza che ha creato e rafforzato anche i legami di amicizia con gli altri giovani del decanato di Saronno.
Federico
Corbella
Oratorio San Pio - Uboldo
Sicuramente l’intento di Giovanni Paolo II era quello di permettere, a noi giovani cattolici, di ritrovarci per condividere le gioie e le difficoltà di essere cristiani-testimoni fedeli in un mondo che, già dal lontano 1985, si presentava indifferente se non addirittura ostile al messaggio evangelico.
Questa è stata la mia prima GMG ed ho avuto la fortuna di far parte di un gruppo di una novantina di ragazzi e ragazze del nostro decanato di Saronno e non solo. Abbiamo potuto fare conoscenza e condividere le gioie di essere una comunità; ovviamente con qualcuno si è legato maggiormente rispetto ad altri, per via dei diversi carismi che ci sono stati donati. Ciò non toglie la qualità del tempo trascorso insieme. Il nostro bel gruppo era accompagnato dal nostro caro don Marco Guffanti, insieme ad altri coadiutori tra cui don Marco Ferrari (Turate-Rovello), don Paolo Zibra (Gerenzano) e don Mauro Belloni (Cogliate). Tutto questo è stato possibile grazie alla volontà del decanato, di contribuire alla metà del costo per ogni singola persona. Un grazie di cuore va al nostro caro decano, don Riccardo Pontani, al nostro caro parroco don Armando e a tutti i sacerdoti del decanato, i quali hanno permesso a noi giovani di vivere una tale esperienza di fede.
Negli incontri antecedenti la GMG, ho sempre sentito parlarne bene, sia a livello di partecipazione, sia a livello di esperienze; però devo ammettere che, questa GMG, ha superato le mie aspettative: sia a livello di persone coinvolte, ma soprattutto per le testimonianze di fede che ho potuto vedere e toccare con mano.
Il giorno in cui siamo arrivati, martedì 1 agosto, abbiamo partecipato alla Messa di apertura al “Parque Eduardo VII”. C’erano un sacco di ragazzi, in giro per il parco, nell’attesa dell’inizio della Messa, intenti a parlare e fare conoscenza con altri coetanei. Di sicuro la curiosità si accompagnava bene al desiderio di pregare.
Nelle mattine dal 2 al 4 agosto, siamo andati alla “Igreja de Cristo-Rei da Portela”, una chiesa situata in zona “Rotunda Nuno Rodrigues dos Santos”, in cui abbiamo partecipato alla catechesi. Insieme a noi c’erano altri ragazzi italiani provenienti da Pavia, dalla Toscana, da Padova e dalle parti di Bari. La catechesi si configurava come un momento di riflessione e preghiera personale, seguito dalla condivisione, in gruppetti, su ciò che maggiormente ci aveva colpito ed ispirato. I temi variavano ogni giorno; si è passati da “La cura per l’altro e per il Creato” ad argomenti quali il perdono e la riconciliazione.
Questi momenti di catechesi erano guidati da un frate francescano, certo Fra Nicola, e dalle sapienti parole del Vescovo di Catania Mons. Luigi Renna e del Cardinale Arrigo Miglio, arcivescovo emerito della diocesi di Cagliari. Terminata la catechesi, partecipavamo alla Santa Messa per poi andare a cercare un baretto in cui pranzare.
Ci sarebbero tante parole da riportare, però mi limito a questa frase: “Dio abita dove noi lo facciamo entrare”. Con queste parole il Mons. Renna ci ha “punzecchiato” durante una riflessione, decisamente più ampia ed articolata, sulle “regole” che compongono la nostra fede e sul fatto che Gesù è vivo e ci ama.
Il pomeriggio del 3 agosto ci siamo recati nuovamente al “Parque Eduardo VII” per dare un caloroso benvenuto a Papa Francesco! La mole di gente lì presente era enorme. Fortunatamente ci erano stati fornite per tempo delle radioline, da cui poter seguire il discorso del Papa tradotto in italiano. Il pontefice, nonostante le precarie condizioni di salute, non si è risparmiato il giro sulla papamobile per incontrare e benedire i fedeli. Riporto un estratto del discorso del Santo Padre: «Voi non siete qui per caso. Il Signore vi ha chiamati, non solo in questi giorni, ma dall’inizio dei vostri giorni. Pensiamo a questo: Gesù mi ha chiamato con il mio nome. Sono parole scritte nel cuore […] E poi pensiamo che sono scritte dentro ciascuno di noi, nei nostri cuori, e formano una specie di titolo della tua vita, il senso di quello che siamo […] Siamo stati chiamati perché siamo amati. È bello! […] Agli occhi di Dio siamo figli preziosi, che Egli ogni giorno chiama per abbracciare e incoraggiare; per fare di ciascuno di noi un capolavoro unico e originale». Invito tutti a recuperare/rileggere i discorsi del Papa dei vari giorni di GMG, se si vogliono approfondire i temi trattati.
La mattina di venerdì 4 agosto, durante la catechesi, c’è stata la possibilità di confessarsi: è stato particolarmente significativo essere circondati da così tanti sacerdoti e ragazzi intenti ad accostarsi al sacramento della riconciliazione. Io personalmente ho avuto la fortuna di confessarmi da don Alessandro, un sacerdote di Monza il quale ha svolto l’incarico di coadiutore nella parrocchia di Rovello. Nel pomeriggio abbiamo visitato la cattedrale di Lisbona e la chiesa di Sant’Antonio da Lisbona, ossia Sant’Antonio da Padova; per chi non lo sapesse, Antonio nacque a Lisbona e poi, divenuto frate, si trasferì a Padova. Successivamente siamo tornati al “Parque Eduardo VII” per partecipare alla via Crucis presieduta dal Papa Francesco. Neanche a dirlo, non è stata la solita via Crucis di paese; vuoi per la quantità di persone lì coinvolte, vuoi per il fatto di essere recitata in diverse lingue, l’abbiamo vissuta con particolare intensità e devozione.
Arriviamo alla parte più clou di questo pellegrinaggio: la Veglia.
Ci siamo messi in cammino in direzione del “Parque Tejo-Trancão” nella mattinata di sabato 5 agosto. Abbiamo recuperato il cibo per la sera e per i pasti della domenica e, muniti di santa pazienza, ci siamo messi in coda aspettando che ci facessero entrare nel parco. Al nostro decanato era stata assegnata una zona particolarmente vicina al palco in cui si sarebbero svolte la Veglia e la messa. Nonostante il parco sia decisamente grande, lo spazio disponibile nei vari settori era alquanto risicato. “Scomodità” a parte, la Veglia è iniziata con delle testimonianze di giovani, i quali hanno condiviso la loro storia ed esperienza di fede, accompagnati da uno spettacolo di droni nei cieli dietro il palco. Un ragazzo ha parlato di come si fosse allontanato per poi riaccostarsi a Cristo; un’altra ragazza ha ricordato con commozione sua nonna come colei che le ha insegnato le gioie e i doveri della vita cristiana. Successivamente ha parlato il Papa. Riporto un estratto: «Viene da chiedersi: perché Maria si alza e va in fretta dalla cugina? […] perché andare se nessuno gliel’aveva chiesto? […] Maria va perché ama e «chi ama vola, corre lietamente». Questo è quello che ci fa l’amore […] la gioia è missionaria! E così io porto questa gioia agli altri […] genitori, nonni, amici, sacerdoti, religiosi, catechisti, animatori, maestri […] Loro sono come le radici della nostra gioia […] E allo stesso modo noi possiamo essere radici di gioia per gli altri…Voi credete che una persona che cade, nella vita, che ha un fallimento, che anche commette errori gravi, forti, che la sua vita sia finita? No! […] Gli alpini, ai quali piace scalare le montagne, hanno un canto molto bello che dice così: “Nell’arte di salire – sulla montagna –, quello che conta non è non cadere, ma non rimanere caduto” […] L’unica occasione, l’unico momento in cui è lecito guardare una persona dall’alto in basso, è per aiutarla a rialzarsi […] Vi lascio questi spunti: camminare e, se si cade, rialzarsi; nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù!». Anche in questo caso invito caldamente a recuperare il discorso completo. La Veglia si è conclusa con l’Adorazione eucaristica. Mi permetto di dire che vedere così tanti ragazzi inginocchiati al cospetto del Santissimo, mi ha riempito il cuore di commozione e di un velo di tristezza. Come mai tristezza? Per il semplice fatto che vedo le nostre chiese e i nostri oratori particolarmente vuoti quando, a noi giovani, viene data la possibilità di fare l’Adorazione eucaristica.
La mattina seguente, dopo un breve e difficile riposo, siamo stati svegliati da un dj set, con svariati remix di musiche di chiesa, tenuto da un prete, certo Padre Guilherme. Senza dubbio un inizio giornata insolito ma piacevole. Verso le 9 del mattino, si è celebrata la Santa Messa, presieduta dal Papa e dai vari vescovi portoghesi; al suo termine ha avuto fine la XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù.
Il resto della giornata abbiamo avuto tempo di visitare un po’ Lisbona, comprare qualche souvenir e preparare le valigie per la mattina seguente.
Per concludere e per tirare le somme, posso dire che sono soddisfatto dal tipo di esperienza che ho vissuto e dal tipo di legami che si sono creati e rafforzati con gli altri giovani. Si è respirata una gioia diversa da quella che si percepisce solitamente, mi sento di dire più autentica, fondata sulla fede che ciascuno condivide. Ho imparato che è proprio bello essere cristiani nel nostro tempo: siamo qui perché siamo stati chiamati, siamo stati toccati dall’Amore di Dio.
Bisogna fidarsi di questo Amore, lasciarsi guidare anche quando ci sembra che vada tutto male; per citare le parole di San Pietro “fidati e lasciati condurre”!