I contenuti della proposta


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Accettiamo la sfida e facciamo del mondo il nostro campo! Buttiamo giù ogni muro che ci separa dalle altre persone, che non ci fa stare in mezzo a tutte le situazioni della vita, e impariamo a condividere con gli altri quello che abbiamo di più prezioso: la nostra fede convinta nel Signore Gesù, nel Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto.

«A TUTTO CAMPO» è lo slogan dell’anno oratoriano 2013-2014: tutto il bene che è stato seminato nel mondo non ci sarà estraneo, desterà il nostro interesse e noi apporteremo il tesoro prezioso che abbiamo ricevuto, ci metteremo del nostro perché il mondo sia migliore e le relazioni fra le persone autentiche e vere.

Noi crediamo che l’incontro con Gesù sia la vera «chiave» che apre a una vita piena e felice, a una vita buona che di per sé esce allo scoperto in tutta la sua bellezza e che può continuamente «crescere e portare frutto». La nostra fede ci spinge a farci annunciatori fedeli di questo messaggio, che è «di salvezza». Noi sappiamo che si può incontrare il Signore nei modi più disparati, ma sappiamo anche che la nostra testimonianza èla via d’accesso più evidente per accogliere il dono della fede. Noi pensiamo che anche i ragazzi dei nostri oratori possano essere dei testimoni del Vangelo e degli annunciatori che percorrono le strade del mondo, del loro mondo, con una forza, una luce e una coerenza che non hanno eguali.

A loro chiederemo quest’anno di essere dei discepoli di Gesù risorto «A TUTTO CAMPO», cioè completi e coerenti, perché siamo certi che nelle loro classi, nelle loro case, con i genitori, i fratelli e gli amici, agli allenamenti come nel tempo libero, la loro presenza può essere un segno luminoso dell’amore di Dio, quell’amore che si dimostra con il dono di sé per il bene di tutti, sforzandosi di imitare in tutto il Signore Gesù.

È lui il Figlio dell’uomo che è venuto a seminare nel mondo quel «buon seme» che, nonostante le fragilità e le prove, continua a «crescere e fare frutto» senza lasciarsi soffocare dal male. Il «buon seme» disseminato nel mondo diventa grano splendente, quando non perde la sua natura, anzi fa di tutto per maturare, aggrappandosi con fiducia alla sua origine.

L’icona evangelicache abbiamo scelto per l’anno oratoriano è la parabola del buon grano che si trova nel Vangelo di Matteo al capitolo 13 (cfr. Mt 13, 1-2.24-30.36-43).

I «pilastri» e la scoperta
Ad ogni ragazzo si chiederà innanzitutto di esercitarsi nell’incontro con il Signore, secondo i «pilastri» della vita comunitaria: i sacramenti e una preghiera costante che faccia parte della vita di ciascuno come un «faro» che guida e rafforza ogni scelta; le occasioni di vita bella e buona, intensa e allegra, in compagnia di una comunità che educa attraverso l’oratorio; l’ascolto della Parola, spiegata in modo semplice e affascinante, perché venga colta e attualizzata tutti i giorni; la carità, la prossimità e il servizio che plasmano così tanto il cuore dei più giovani da formarlo per il futuro.

Se «il campo è il mondo» e i nostri sono ragazzi sapranno vivere «A TUTTO CAMPO», potranno scoprire che in ogni esperienza umana, in ogni relazione sincera c’è il segno della presenza di Dio e della sua bontà. Ogni situazione, ogni momento, siano anche negativi, hanno una loro ricchezza che serve per crescere, se non li si affronta da soli e se si è capaci di leggere la realtà con l’intelligenza e con il cuore. Aiuteremo i ragazzi a investigare il mondo, soprattutto il loro mondo, a scoprire che è pieno di bontà, anche se spesso risulta nascosta. Dalla bellezza che l’umanità porta con sé, ogni ragazzo potrà maturare nelle sue convinzioni, nella capacità di giudizio e di discernimento ed essere una persona buona, una «bella persona», ma soprattutto una persona autentica, libera e felice.

Nessun ragazzo che abita nel nostro territorio può esserci estraneo o indifferente. Il disegno che Dio ha scritto su di lui ci responsabilizza, ci scuote e ci impegna a un accompagnamento discreto ma efficace che lo porti a scoprire la sua vocazione e a maturare le sue scelte con libertà e coerenza.

 

Un oratorio «A TUTTO CAMPO»
L’iniziativa pastorale, che il nostro Arcivescovo ha definito «Il campo è il mondo – vie da percorrere incontro all’umano», chiede a ogni credente, dal più piccolo al più grande, di «riconoscere che lo Spirito ci sta provocando a una più decisa comunicazione di Gesù Cristo come Evangelo dell’umano».

Traduciamo tutto ciò che comporta questa iniziativa con lo slogan «A TUTTO CAMPO». Ci metteremo in ascolto di quanto ci verrà consegnato nella lettera pastorale il prossimo settembre e cercheremo di attualizzarlo nella vita dei nostri oratori.

Intanto, consapevolmente, assumiamo l’impegno a correre più speditamente verso quella nuova umanità che sono le giovani generazioni, imparando dalle loro esperienze di vita, utilizzando il loro linguaggio, interpretando i loro bisogni e i loro desideri, anche quelli inespressi, e proponendo, con simpatia e leggerezza, l’incontro con il Signore Gesù, come strada per crescere e realizzare una vita buona e felice.

Il nostro impegno è per una corsa «A TUTTO CAMPO» che intercetti genitori, nonni, insegnanti, allenatori, educatori perché insieme ci si prenda a cuore della crescita di ciascun ragazzo valorizzando le sue potenzialità, le sue ricchezze e inclinazioni e perché, per quanto ci è possibile, possa ascoltare e accogliere l’annuncio del Vangelo.

Nessun ragazzo che abita nel nostro territorio può esserci estraneo o indifferente. Il disegno che Dio ha scritto su di lui ci responsabilizza, ci scuote e ci impegna per un accompagnamento discreto ma efficace che lo porti a scoprire la sua vocazione e a maturare le sue scelte con libertà e coerenza.

«A TUTTO CAMPO» su un doppio binario
La proposta «A TUTTO CAMPO» si snoda su un doppio binario. Da un lato impegna la vita dei ragazzi perché possano accogliere la proposta di diventare subito dei testimoni del Vangelo là dove si trovano, disposti anche a correre controcorrente e a portare una cultura nuova nei loro ambienti di vita. Dall’altro, «A TUTTO CAMPO» provoca l’oratorio a mettere in moto tutte le sue risorse ed energie e a scoprirne delle nuove affinché i ragazzi possano essere accompagnati ad una crescita integrale in cui fede e vita non siano antagoniste ma si rischiarino a vicenda armoniosamente.

 

Il buono che vince nel mondo
Un doppio sguardo sarà quello che punterà a mettere in moto nei ragazzi tutto il bene che hanno dentro. Una prima attenzione consisterà nel valorizzare ogni aspetto della loro vita. Studieremo le loro caratteristiche e li incoraggeremo a proseguire nel cammino quando esso aderisce al Vangelo e, nell’umiltà di chi si pone – in quanto educatore – più come testimone che come maestro, dimostreremo anche che ci sono peccati che occorre riconoscere, senza fuggirne, senza lasciarsi prendere dal panico o scoraggiarsi. Ci sono situazioni che intaccano la vita e la felicità anche dei fanciulli, dei ragazzi, di preadolescenti e adolescenti. Con loro possono essere svelate e chiamate con il loro nome per dimostrare che il danno che possono causare può essere limitato e risultare meno grave di quanto sembri (cfr. Icona evangelica).

Una seconda attenzione prenderà la forma del dare valore a tutto il bene che c’è nel mondo. Considerando il mondo non come qualcosa di lontano, ma come tutto ciò che entra in dialogo diretto con i ragazzi. Il buono che c’è nella cultura, nella vita sociale quando è solidale e rispondente ai bisogni, nella libertà di agire e di pensare, nelle relazioni personali quando sono autentiche e sincere, nelle forme di diversità in genere come opportunità per un dialogo arricchente ma anche per un consolidamento della propria identità. Il seme buono gettato nel mondo intercetta tutto il mondo e questo può suscitare interesse, passione, coinvolgimento, studio e ricerca.

 

«Sopra tutte queste cose rivestitevi della carità» (Col 3, 14)
«Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno»(Mt 13, 37-38). La spiegazione che il Signore Gesù dà alla parabola del buon grano ci responsabilizza tutti perché ci immette in una prospettiva nuova, dove al centro non c’è l’oratorio o le strutture ecclesiali ma una comunità che si sparge – quasi si scioglie come il sale – nel mondo intero e che ha la sua casa non in un ambiente preciso, ma in tutti gli ambienti.

Essere «figli del Regno» significa per i ragazzi esercitarsi nella bontà. Non si è buoni o cattivi così, solo per indole. Non si può lasciare l’esercizio della bontà alla spontaneità e all’emotività del momento. Occorre educare alla costanza del bene, come si educa ad una continua lotta, senza paura delle cadute o delle incapacità dei singoli, ma indicando a ciascuno la strada maestra di ogni discepolo del Signore: la via della carità.

L’educazione in oratorio, quest’anno in particolare, può essere sostanzialmente educazione all’amore, cioè alla carità, che si realizza in opere più che in parole, in gesti concreti, in scelte di vicinanza e condivisione da compiere anche con fatica, ma che non si fermano di fronte alle difficoltà, alle sconfitte o alle cadute. Mettiamo al di sopra di tutto la carità, che è anche «carità pastorale e educativa» da parte dei presbiteri, delle consacrate, dei responsabili e educatori, e il nostro stile educativo e le nostre proposte non potranno che essere «A TUTTO CAMPO».

«Buoni cristiani e onesti cittadini»
Formare «buoni cristiani e onesti cittadini» era l’obiettivo dell’oratorio di san Giovanni Bosco. Per il padre e maestro della gioventù i due termini non erano in contraddizione perché erano la sintesi di un’attenzione educativa a 360°. L’amore paterno che dimostrava di avere nei confronti dei più giovani provocava in lui un totale interesse per tutto quello che occorreva al bene dei ragazzi. Li vedeva in difficoltà perché erano poveri e senza istruzione, perché erano indifesi di fronte alla complessità della società e alle scelte per il futuro. Per questo la sua passione educativa si è orientata perché i suoi ragazzi potessero studiare, imparare un lavoro, vivere nella società non solo onestamente ma anche con la capacità di promuovere il bene comune. In tutto ciò, sapeva che, per dare un senso alle loro azioni e una direzione alla loro esistenza, c’era bisogno del Vangelo. Ricordiamo il trinomio della suo sistema educativo: ragione, religione, amorevolezza. Questo stile è significativamente oratoriano. Farne memoria può servire all’oratorio di oggi per strutturarsi «A TUTTO CAMPO» reinventandosi se necessario per stimolare nei ragazzi, soprattutto nei preadolescenti e adolescenti un nuovo senso critico, una passione per tutto ciò che è umano e un senso forte del servizio come condizione per una vita dal sapore evangelico.

 

«A TUTTO CAMPO» negli ambiti di vita
Prendersi a cuore i ragazzi in tutta la loro umanità significa accompagnarli con discrezione e rispetto fornendo loro le chiavi di lettura per interpretare le azioni di ogni giorno là dove quotidianamente si trovano a vivere.

La vita dei ragazzi è un intreccio di semplicità e complessità.

Stare dentro gli ambiti di vita dei ragazzi significa «stare accanto…» per tirar fuori tutto il bene che hanno nel cuore, per sorreggerli nei momenti difficili ma anche per lasciare che possano imparare dai loro errori, per orientare le loro energie e vigilare su possibili dispersioni e suggerire con umiltà uno stile che possa poi tradursi nella vita quotidiana.

Il criterio di questo accompagnamento è sempre la ricchezza del Vangelo e l’imitazione dell’unico Maestro che è il Signore. La saggezza della comunità educante dell’oratorio consiste nel proporsi come «ponte» fra la proposta di una educazione cristiana integrale e chiunque abbia un ruolo educativo nei confronti di ogni ragazzo, perché insieme si possa dialogare e costituire una «cura» non ossessiva ma propositiva per la sua crescita.

Quali ambiti?
Gli ambiti in cui la comunità educante dell’oratorio è chiamata a esserci sono:

la famiglia e gli amici

la scuola e gli impegni di studio

lo sport e il tempo libero

la città e il territorio

la comunità cristiana (parrocchia e oratorio).

Ai ragazzi non smetteremo di proporre la vita bella dell’oratorio con la sua animazione, i giochi, la creatività e attività di ogni genere (a 360°). Ma il nostro impegno principale consisterà nel prenderci a cuore tutta la loro esistenza. Apriremo, dunque, un dialogo costante con i genitori e ci sforzeremo di sostenerli nel loro difficile compito educativo. Ma faremo di più! Ci starà a cuore il tempo dei ragazzi perché sia investito nell’amore e nel servizio ma anche nel sano divertimento, nelle amicizie sincere fra i coetanei, nel gioco di gruppo, in attività che mettano in moto la creatività e l’espressività di ciascuno. Ci sforzeremo di abbattere il muro della solitudine che patiscono tanti ragazzi, soli in casa, senza nessuno con cui giocare e condividere il tempo libero. Susciteremo l’interesse per ogni cosa e saremo una fonte che genera la passione per la vita in tutte le sue espressioni.

«A TUTTO CAMPO» cioè insieme
Una iniziativa pastorale di tale portata comporta il coinvolgimento massimo di tutta la comunità educante presente in oratorio ma non solo, significa ricercare l’aiuto e il servizio di altre persone, di giovani che, per i loro studi, hanno delle competenze in ambito pedagogico e culturale, di genitori che si prestino nel prendersi a cuore l’educazione di altri figli oltre ai propri, di membri della comunità che operino attivamente nel mondo del volontariato o della carità… Ma perché gli oratori si muovano «A TUTTO CAMPO», è utile che ci sia un’alleanza fra diversi oratori perché si condividano le forze e le attenzioni verso i ragazzi e le loro famiglie, ma anche si promuova insieme una apertura verso tutto il loro mondo.

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