Il fascicolo "Tutto cambia" offre una panoramica completa delle proposte per il nuovo anno oratoriano e pastorale 2024-2025 e dà una prospettiva di quello che la FOM fa per gli oratori ambrosiani e la pastorale giovanile diocesana. Ecco alcune prospettive utili per impostare la proposta Tutto cambia dell'anno oratoriano durante i primi mesi del Giubileo 2025.


Tutto cambia – introduzione

Spesso si dice: «il cambiamento inizia da te». Per ciascuno di noi che si riconosce come discepolo del Signore quel “Tu” da cui inizia il nostro cambiare non è rivolto a uno specchio ma a Colui che ha deciso di starci accanto e di fronte. «È Gesù che cercate quando sognate la felicità» (San Giovanni Paolo II ai giovani del Giubileo del 2000). È ancora questo l’annuncio che, durante il Giubileo 2025, rivolgiamo ai ragazzi e alle ragazze in oratorio: Tutto cambia… con Gesù!

L’anno oratoriano 2024-2025 apre le porte al Giubileo 2025 e ne imposta l’animazione educativa fino alla prossima estate! 

 

Stiamo impostando la nostra animazione educativa secondo la proposta “Tutto cambia” come è presentata nel fascicolo che abbiamo allegato a Il Gazzettino della FOM n. 6 del 15 agosto 2024 i cui contenuti sono presentati in questa pagina.

 

L’introduzione al fascicolo, offerta dal nostro direttore don Stefano Guidi, inquadra i cardini attorno ai quali costruire percorsi ed esperienze: la riscoperta dello stile educativo dell’animazione; la provocazione della fede di Gesù e le sue implicazioni nel nostro modo di accogliere, accompagnare, educare; l’esperienza da proporre ai ragazzi – soprattutto agli adolescenti – di “toccare con mano” i segni di speranza che sono in mezzo a noi; la necessità di confrontarsi con la santità “contemporanea” di un ragazzo santo, Carlo Acutis; lo stare con i ragazzi come paradigma di un cambiamento possibile (rimandiamo alla lettura dell’introduzione che sarà diffusa poi a fine agosto).

 


Tutto cambia grazie a una comunità che educa 

Stiamo pronti a stringere alleanze nuove, a coinvolgere il più possibile le persone, per condividere l’avventura dell’educare, dello stare con i ragazzi, del provare con loro esperienze di animazione che, di ciascuno, valorizzino sensibilità, espressività, partecipazione e immaginazione.

La comunità dei giovani e degli adulti che educano è il “primo punto” su cui costruire e impostare tutto il cammino dell’anno. Le persone, gli educatori, i catechisti, i volontari, i responsabili dei gruppi, i referenti delle attività, gli animatori, gli allenatori, i genitori, i consacrati e i presbiteri non sono solo la risorsa fondamentale per costruire la proposta ma sono l’anima di un oratorio che prende vita, propone occasioni, offre ospitalità e diventa così “segno di speranza” per i più giovani, presenza viva di un oratorio vivo e datore di vita.
L’opportunità entusiasmante di mettersi al servizio dei più piccoli attraverso l’oratorio è ancora la “chiave” per aprire le porte dell’oratorio, anche e soprattutto durante l’anno, quando l’oratorio si riscopre ancora “casa” per coltivare amicizie, relazioni, affetti e darsi un “ritmo” di preghiera, ascolto della Parola, vita sacramentale, carità, cultura, gioco, sport, animazione – ma anche informalità – che dia qualità al tempo dei ragazzi, si faccia proposta di frequentazione e di incontro, di esperienza e formazione, soprattutto se pensiamo alle fasce di età della preadolescenza e dell’adolescenza.

Calibriamoci e confrontiamoci apertamente sulle ragioni che ci spingono a educare e partiamo con slancio, condividendo un progetto educativo realizzabile, fattibile e ambizioso, creativo e generatore di atti di speranza, fondati sulla fede e sulla carità. 

 

Pensiamo alla formazione

Fondamentale è impostare occasioni di formazione per tutti i membri delle comunità educanti. Le opportunità ci sono e la FOM è a disposizione per prevedere incontri e percorsi sul territorio con una offerta formativa che si sta consolidando sempre più nel tempo e che da quest’anno sarà coordinata da un’équipe di formatori esperti (vedi ad esempio l’offerta dei “Corsi sul territorio” su Il Gazzettino della FOM n. 6).
N.B. Dal 2 settembre 2024 sarà attiva la mail formazionefom@diocesi.milano.it a cui avanzare richieste e per mezzo della quale stabilire un contatto.

 

 

Tutto cambia con equilibrio

La nostra pastorale, a partire dall’Iniziazione cristiana e poi, in particolare, con la fascia d’età dei preadolescenti (Ora andiamo) e degli adolescenti (Attraverso), si costruisce tenendo innanzitutto in equilibrio le quattro dimensioni della vita cristiana: il vissuto dei ragazzi, l’ascolto della Parola di Dio, la vita sacramentale e di preghiera, la dimensione comunitaria e fraterna. Ogni esperienza che proponiamo deve attivare una o più di queste dimensioni, perché siano tutte coltivate dai ragazzi, tendendo a una crescita personale in ciascuno di questi ambiti e a un equilibrio fra di essi, tenendo conto della condizione in cui i ragazzi si trovano (il loro vissuto). L’obiettivo è che ciascun ragazzo o ragazza possa compiere passi decisivi nella vita di fede, dal punto in cui si trova, senza forzature e non pensando – da parte degli educatori – all’esito, ma avendo speranza – e quindi agendo con fiducia – affinché ciascuno cresca nella “vita come vocazione”.
L’equilibrio fra queste quattro dimensioni è il primo da curare da parte di ciascuna delle comunità educanti. Lavoriamo durante i primi mesi del Giubileo 2025 su ciascuna di queste quattro dimensioni, facendo passi in avanti in ogni ambito, senza tralasciare aspetti imprescindibili della nostra proposta di fede? Senza imporre niente a nessuno, cerchiamo di trovare questo equilibrio continuando a praticare l’ospitalità, come principio di un oratorio che “impara” dall’amore di Dio Padre verso tutti, nessuno escluso. 

Il secondo equilibrio che deve essere coltivato dalle comunità educanti in oratorio è quello fra percorso personale e percorso di gruppo, attenzione al singolo e attenzione all’insieme.
Ci vogliono saggezza, prudenza, rispetto e tanta carità per avvicinarsi al cuore di ogni ragazzo e ragazza e accompagnarlo, invitandolo a passi che davvero possa fare, senza che si scoraggi o si senta deluso o deludente.
Per educare la persona ci vuole soprattutto un “villaggio”, cioè una sinergia che si costruisce fra i diversi soggetti educanti, attorno alla crescita di ciascuno. Nello stesso tempo, occorre che tutti i ragazzi camminino spediti e insieme, sperimentando le relazioni di amicizia e fraternità che l’oratorio può offrire, anche e soprattutto durante l’anno. Gli educatori faranno tesoro del metodo educativo dell’animazione, di strumenti quali l’espressività, il gioco, le proposte culturali, il confronto sui temi che toccano il vissuto dei ragazzi e la società in cui abitano, la sperimentazione di forme di carità sempre più responsabilizzanti, la richiesta del servizio come espressione più esplicita di una fede alla loro portata.

Il terzo equilibrio ce lo suggerisce Papa Francesco. Riportiamo interamente il passaggio del suo discorso consegnato durante lo storico incontro dei Cresimandi a San Siro del 25 marzo 2017: «Io consiglierei un’educazione basata sul pensare-sentire-fare, cioè un’educazione con l’intelletto, con il cuore e con le mani, i tre linguaggi. Educare all’armonia dei tre linguaggi, al punto che i giovani, i ragazzi, le ragazze possano pensare quello che sentono e fanno, sentire quello che pensano e fanno e fare quello che pensano e sentono. Non separare le tre cose, ma tutt’e tre insieme. Non educare soltanto l’intelletto: questo è dare nozioni intellettuali, che sono importanti, ma senza il cuore e senza le mani non serve, non serve. Dev’essere armonica, l’educazione. Ma si può dire anche: educare con i contenuti, le idee, con gli atteggiamenti della vita e con i valori. Si può dire anche così. Ma mai educare soltanto, per esempio, con le nozioni, le idee. No. Anche il cuore deve crescere nell’educazione; e anche il “fare”, l’atteggiamento, il modo di comportarsi nella vita».
In questo equilibrio ci interroghiamo, in particolare quest’anno, su dove sia finito il “pensare”, che consiste nel “confrontarsi sulle ragioni”, non sulla consegna delle nozioni, ma sul “ragionare insieme” sui “fatti della fede e sui fatti della vita”, soprattutto nelle nuove fasi della vita che sono la preadolescenza prima e poi l’adolescenza.

Il quarto equilibrio consiste infatti nel costruire un rapporto educativo sano, nel confronto fra la figura dell’educatore e quella del ragazzo. C’è bisogno di una “distanza virtuosa” nella quale ogni educatore deve sentire la responsabilità di dover dare esempio e testimonianza e, nello stesso tempo, c’è bisogno di coltivare una “confidenza” con ciascuno dei ragazzi che vada dritta al cuore, che si fondi su una conoscenza reciproca rispettosa, fatta di stima e di affetto.  

 


«Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pietro 3, 15)

La speranza che si prova la si vede, nelle azioni e nei pensieri di chi ne ha capito il valore e la portata. In questo Giubileo 2025, dovremo lavorare su noi stessi, per crescere nella fede, nella speranza e nella carità. Tre virtù che vanno di pari passo e non possono essere scollegate. Suscitare le domande nei più giovani è un fatto di coerenza educativa. Nessun ragazzo o ragazza pretende di avere dinnanzi a sé l’educatore perfetto: la coerenza non nasconde le cadute o i limiti o le incertezze ma dimostra il costante riferimento a ciò in cui si crede o si prova a credere, con la tenacia del cammino, fra alti e bassi. I ragazzi si lasciano dunque affascinare dall’educatore “in cammino”, che si fa “pellegrino di speranza”. 
Con i più giovani dovremmo imparare sempre di più a condividere i passi della fede, le nostre domande e le risposte che attingiamo dalla Parola di Dio, dalla preghiera, dai sacramenti, dalla vita della comunità e dalla testimonianza di bene che diamo e riceviamo anche noi.
La condivisione della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità con i più giovani è uno degli obiettivi principali di questo anno oratoriano. Mentre prepariamo la ripresa delle attività di settembre e ottobre, chiediamoci noi personalmente – e invitiamoci reciprocamente – a ritrovare e ridirci le «ragioni della nostra speranza» per poter poi rispondere, con i fatti, con le parole e nella verità, quando siamo a contatto con i ragazzi e le ragazze in oratorio. Sono le ragioni che ritroviamo nella contemplazione del mistero della morte e risurrezione di Gesù, nella meraviglia di fronte al mistero del suo amore, nella fede che prende forza nella debolezza, perché «ti basta la mia grazia»! 

La speranza di cui hanno bisogno i ragazzi e le ragazze si fonda sulla testimonianza di chi sa di dover dire «basta» al male – a ogni forma di male – e agisce di conseguenza, con coraggio, costruendo un ambiente dove il bene plasma le parole-le azioni-le emozioni-i sentimenti. È il bene che attingiamo dall’amore ricevuto e ridonato. Invitiamo a rileggere la parabola del buon Samaritano (cfr. Luca 10, 25-37) che abbiamo scelto come “brano di riferimento” per l’anno oratoriano 2024-2025. Ci aiuterà a capire come TUTTO CAMBIA, se impariamo ad amare come Gesù ama (leggi il fascicolo “Tutto cambia” pp. 40-42). 

Come già detto, facciamoci «animatori di speranza» e chiediamo ai ragazzi di esserlo con noi!
Se il mondo ha bisogno di una speranza certa, di segni tangibili di quella speranza che abita in noi, eccoci pronti! Chiediamo ai ragazzi, soprattutto ai preadolescenti e adolescenti, di non rimanere indifferenti di fronte alla “disperazione” che prende tante persone e l’intera società in cui abitiamo. È soprattutto la guerra a preoccuparci, «avventura senza ritorno» (san Giovanni Paolo II). Senza lasciarci prendere dalla disperazione, proviamo a ipotizzare per il nostro oratorio percorsi di pace che possano coinvolgere i piccoli, i ragazzi, gli adolescenti e le loro famiglie. Accogliamo così l’invito che ci viene dal nostro Arcivescovo Mario Delpini nella sua proposta pastorale: «L’educazione alla pace deve piuttosto incidere nel proporre una visione del mondo, della storia, delle persone che ispiri l’opera di riconciliazione tra i popoli, che offra motivazioni convincenti per edificare la coscienza e le opere della fraternità… Le attività di solidarietà, la pratica della carità, le proposte di animazione possono offrire un significativo contributo educativo».

Nella proposta dell’animazione educativa, lasciamoci stupire dalla «speranza» che sono costitutivamente i ragazzi e i giovani: «Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!» (Spes non confundit, n. 12). La decisione di stare loro vicino, ci spinga all’ascolto di quello che hanno da dirci e ci stimolino a “rispondere” con creatività, a rinnovarci nel linguaggio e nelle proposte, perché non si spenga la speranza che è in loro, anzi cresca e prenda corpo in una prospettiva di crescita che non può tenere conto del “futuro”. Diamo loro quegli strumenti perché il loro futuro lo possano costruire davvero, nella libertà e, per quanto possibile, con uno sguardo felice e carico di fiducia per il domani.

La questione del “futuro” e del “domani” è una questione aperta che interroga le comunità educanti e le sprona a costruire, anche in questo caso, un ambiente che, in rete con quanto offre il territorio, mette a disposizione continue opportunità di crescita, su tutti i fronti dell’umano. Contribuire a procurare un futuro alle giovani generazioni è uno dei motivi per cui l’oratorio esiste, fin dalla sua origine! Che futuro contribuisce a costruire oggi l’oratorio per i più giovani? Con chi si allea? Quali opportunità mette in campo perché ciascuno possa vivere la “vita come vocazione”?

 

 

 

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