L'Arcivescovo Mario Delpini ci offre il suo Messaggio per la Festa dell'oratorio 2022 e per l'inizio delle attività dell'anno oratoriano 2022-2023 dal titolo "Sostare con te". Le sue parole ci suggeriscono alcuni elementi chiave che non possono mancare per accompagnare i ragazzi e le ragazze degli oratori a incontrare il Signore Gesù e a tenere fisso lo sguardo su di Lui. Le copie cartacee del Messaggio sono disponibili gratuitamente presso la nostra sede della Fom in via S. Antonio 5 a Milano e possono essere inviate solo con il contributo per la spedizione ordinandole su www.libreriailcortile.it (fino a esaurimento delle copie disponibili).
+ Mario
Delpini
Arcivescovo di Milano
Ci vorrebbe un posto.
Per sostare ci vorrebbe un posto dove fermarsi e fermare anche il pensiero, la fantasia, l’inquietudine che ribolle dentro, l’impazienza, la tristezza che rende infelici. Ci vorrebbe un posto dove sedersi, mettersi in ginocchio, vedere che anche gli altri si fermano e si mettono in ginocchio. Ci vorrebbe un posto dove ci sia un po’ di silenzio e niente da fare, per qualche minuto.
Ci vorrebbe, che so, una cappellina, per esempio.
Ci vorrebbe uno sguardo.
Sì, per lo più ci vediamo bene. Ma dove guardiamo? Indietro non c’è niente. Intorno c’è troppo. Davanti forse un’angoscia, una paura. Ci vorrebbe uno sguardo per incrociare uno sguardo amico, benevolo, rassicurante. Tenere fisso lo sguardo su Gesù. Volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto. Guardare a Gesù e sentire che Gesù mi guarda. Forse come ha guardato Zaccheo sull’albero. Forse come ha guardato Pietro che piangeva. Forse come ha guardato il cieco che gridava. Stare un po’ di tempo a guardare un volto di Gesù.
Ci vorrebbe, che so, un crocifisso, per esempio o una immagine del suo volto benedetto.
Ci vorrebbe una parola.
Basta qualche secondo e il silenzio diventa una noia. Sei lì con tutta la buona volontà, ma subito sei altrove con la fantasia, il ronzio di un cellulare, un piede che fa male. Ci vorrebbe una parola da dire, che non sia troppo difficile, che non sia troppo banale. Una parola per dire qualche cosa di me. Una parola per chiedere qualche cosa per me o per la gente che amo.
Ci vorrebbe una parola, che so, “Signore Gesù, figlio del Dio vivente, abbi pietà di me, peccatore” e la costanza di ripeterla una volta e dieci volte e cento volte, provando a fissare il pensiero su ogni singola parola.
Ci vorrebbe una parola, che so, quella che Gesù ha insegnato: “Padre nostro …”
Ci vorrebbe un tempo.
Quante volte mi sono proposto di dire le preghiere ogni sera e ogni mattina! Non c’è mai tempo. C’è sempre altro che mi prende, mi mette fretta. Non potreste aiutarmi, voi, amici miei. Se c’è un’ora in cui ci diamo appuntamento, io non mancherò. Se voi mi chiamate, io risponderò. Se nella programmazione ci mettiamo un tempo di preghiera, ce la faremo. Non è che non ho voglia di pregare. Non è che non ne sento il bisogno. È che proprio il tempo scappa via e non riesco a tenerlo in mano, come l’acqua. Ma se ci aiutiamo, ce la faremo.
Ci vorrebbe un tempo, che so, un appuntamento.
Ci vorrebbe un’emozione.
Per favore aiutami: da solo non ce la faccio! Ti prego: stammi vicino, ho paura!
Il mio amico, il mio amico è malato: mi si stringe il cuore e non so che cosa fare, che cosa dire. Guidami tu!
Mio papà e mia mamma non fanno che litigare. Metti pace, per favore: non si accorgono di quanto mi fanno soffrire e arrabbiare?
Non conto niente per nessuno, forse sono antipatico anche a quelli che mi interessano di più: per favore fammi incontrare qualcuno che mi voglia bene!
Il pianeta è pieno di disastri, i potenti della terra rovinano tutto… E la povera gente? Sento compassione e mi viene da piangere a pensarci. Manda un po’ di pace.
Ma dove va a finire il mondo? Che ne sarà di me, se tutto continua così? Dammi un po’ di luce!
Sono proprio contento di come facciamo le cose: che bello! Alleluia!
Ho fatto poco e mi hanno molto ringraziato: allora anch’io valgo qualche cosa! Grazie!
Ci vorrebbe un libro per scrivere le emozioni, che so, una preghiera di intercessione.
Ci vorrebbe un canto.
Imparare a cantare. A cantare bene, a cantare insieme, a cantare parole che vengono dal cuore, a cantare canti che non siano solo rumore e confusione. Un libretto, una fotocopia, un testo sul cellulare: che si sappiano le parole, che si sappia che cosa vogliono dire. Che parlino anche di noi, senza dire banalità, senza lagne.
Ci vorrebbe un canto, che so, qualcuno che se ne intenda e insegni a cantare.
Ci vorrebbe un calendario.
I santi nostri amici e Maria, la Madre di Gesù e Madre nostra sono uomini e donne in carne e ossa, hanno vissuto storie complicate e tribolate, liete e affascinanti. Possono insegnare a pregare. Vale la pena di fissare quando ricorrono nel calendario della Chiesa e quel giorno domandare a loro: come hai fatto a sostare con Gesù?
Chiedetelo, per esempio, a Maria, la Madre di Gesù e Madre nostra, a Giovanni Bosco, Domenico Savio, Filippo Neri, Carlo Acutis, Charles de Foucauld, Luigi Gonzaga, Agnese, Rita, Madre Teresa, Teresa di Lisieux, Piergiorgio Frassati…
Ci vorrebbe un calendario, che so, una parete dell’oratorio con foto e preghiere e date dei santi nostri amici.
Propongo che l’oratorio diventi un ritrovarsi per sostare con Gesù, oltre che per tutte le altre cose. Chi sa stare con Gesù impara a pregare come lui, ad amare come lui, a vedere il mondo con i suoi occhi. Gesù, infatti, per presentare l’offerta gradita al Padre ha detto: ci vorrebbe un corpo.
E infatti: entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà” (Lettera agli Ebrei 10,5-7)