Editoriale di don Stefano Guidi dedicato a Carlo Acutis che sarà beatificato il prossimo 10 ottobre ad Assisi. La Diocesi di Milano si prepara a farsi ispirare da questa figura di santità per sostenere e accompagnare quei segni di «santità adolescenziale» presenti nel cuore e nella vita dei nostri ragazzi.
don Stefano
Guidi
Direttore Fondazione Oratori Milanesi
Tanti pensano che per diventare santi ci voglia tempo! Sì, è vero, lo sappiamo è così. Una vita non basta.
Tanti dicono che diventare santi sia una cosa da grandi. Come se ci fossero delle circostanze anagrafiche più o meno favorevoli allo sviluppo della santità personale. E così, questi pensano che in fondo quando si è ragazzi non sia possibile sviluppare la santità. È presto, dicono. Troppo presto. Bisogna prima vivere. Vivere la vita per intero. Allora sì! Sempre questi pensano che anche il Vangelo sia in fondo una proposta troppo esigente per un ragazzo o per un preadolescente. Figuriamoci poi per un adolescente o per un giovane immersi in questa società. E avanti con la retorica che ben conosciamo.
Carlo Acutis ci spiazza. La sua vita è una rapida corsa che arriva alla meta. Lui è un velocista che batte il record e taglia il traguardo.
Il giovane Carlo è un santo da scoprire. Diversi oratori della nostra diocesi hanno conosciuto Carlo in questi anni e hanno deciso che la sua tomba ad Assisi diventasse meta di tanti pellegrinaggi. Ma sono convinto che per molti questa figura sia ancora largamente sconosciuta. Allora mi domando: siamo ancora capaci nei nostri oratori di proporre figure di santità giovanile? Forse questa è davvero l’occasione per recuperare la dimensione prioritaria dell’annuncio pasquale nella sua capacità di rinnovare la vita nel profondo. Vorrei invitare tutti gli oratori della diocesi e conoscere la storia di Carlo e a fare in modo che i ragazzi e, soprattutto i preadolescenti e gli adolescenti, la conoscano. Vorrei invitare gli oratori e mettere un segno visibile di Carlo in oratorio. Una immagine. Una frase scritta su una parete. Una foto. Qualcosa insomma, per dire in modo concreto che Carlo è uno di noi e appartiene alla storia dei nostri mille oratori.
Carlo è un ragazzo solare, bello, positivo, amante della vita, curioso e aperto alla vita. La sua storia è affascinante perché vicina alla nostra, simile alla vita che conduciamo tutti. Cogliamo l’occasione di raccontare ai nostri ragazzi che non esiste il pianeta della santità nella galassia sperduta della fede. Il Vangelo aumenta la vita adesso, qui ed ora, la riempie di sapore e di sapere, di profumo, super potenzia gli occhi per cogliere tutti i colori con le infinite sfumature.
Carlo è il buon amico che, insieme con il Signore Gesù, si avvicina silenzioso sulla nostra strada di Emmaus, ci resta accanto, ci ascolta, ci comprende e ci mostra gli orizzonti esaltanti del Regno di Dio. Vorrei invitare tutti gli oratori ad iniziare un percorso di amicizia con Carlo Acutis, nel desiderio di camminare con lui verso Gesù. Vorrei invitare tutti gli oratori a raccontare la storia di Carlo, per svecchiare l’idea della santità o per liberarsi dall’idea che la santità sia per pochi. Diventiamo amici di Carlo per diventare più amici di Gesù.
Carlo è un ragazzo come noi. La sua breve ma intensa vita si gioca tra la famiglia, gli amici, la scuola, la casa. È la storia di un ragazzo come tanti. Eppure Carlo non si è mai omologato. È rimasto sempre originale. Ha intuito che Gesù vuole esaltare la nostra originalità non riprodurci come fotocopie sbiadite. La storia di Carlo ci racconta che la buona notizia di Gesù abbraccia tutta la nostra vita. La fede non si vive solo in alcuni luoghi o in alcuni tempi. È sempre. È nella realtà. Vorrei quindi invitare tutti gli oratori della nostra diocesi a decidere iniziative missionarie proprio in nome di Carlo: ad uscire fuori per cercare e incontrare tutti quei ragazzi che sono in attesa di una buona vera notizia.