Con la convocazione di Brugherio, abbiamo fatto un nuovo salto in avanti nel percorso di Oratorio 2020 e ci siamo collocati al "punto uno" della nostra linea del tempo, verso la consegna al Vescovo dei nostri progetti educativi. Ora la parola passa a ciascun oratorio.


Esattamente dopo nove mesi dalla grande Assemblea degli oratori di Bollate, abbiamo vissuto ancora una grande convocazione diocesana, sabato 9 novembre, questa volta all’Oratorio San Giuseppe a Brugherio.

Mille partecipanti circa, nelle due sessioni, al mattino e al pomeriggio, sono la conferma della vitalità dei nostri oratori e del desiderio vivo di dare valore ad un percorso, quello di Oratorio 2020, che si realizza solo se ogni oratorio farà la sua parte, non tanto per elaborare qualche documento scritto, ma per generare quelle “scintille” e quel “fuoco” che, in ciascun oratorio, possono dare forma al prossimo futuro.

«Siamo qui a scrivere insieme il futuro dell’oratorio, dei nostri oratori. Gli oratori sono vivi – commenta don Stefano Guidi, direttore della Fondazione Oratori Milanesi – c’è voglia di fare oratorio. È bene che si senta l’entusiasmo e la responsabilità: l’oratorio è una missione importante per le nostre comunità e i nostri ragazzi».

 

La seconda Assemblea degli oratori nel percorso Oratorio 2020 si caratterizza come un “esito”: quello che deriva dal lavoro dello scorso anno, dalle riflessioni emerse sulle 20 schede dei diversi ambiti dell’oratorio nelle diverse realtà e nella prima Assemblea di Bollate. E, insieme, come un “punto di partenza”: per proporre linee progettuali che ci accompagnino ad affrontare le sfide della contemporaneità, mantenendo fisso lo sguardo sul Signore Gesù e sui ragazzi dei nostri oratori. È questo lo «stile che Gesù vuole suscitare in noi, questa mattina – introduce il Vicario generale, S.E. Mons. Franco Agnesi, nella preghiera – il desiderio di camminare nel dono di sé con creatività; recuperando, nel solco della tradizione dei nostri oratori, il gusto e la bellezza di progettare per il bene dei ragazzi. Guardiamo così al nostro oratorio, ai nostri oratori, all’oratorio… per imparare a donare noi stessi».

 

Don Michele Falabretti: linee progettuali

Ci presenta, nella prima relazione, il quadro di riferimento in cui ci vogliamo inserire, don Michele Falabretti, responsabile del Servizio nazionale di Pastorale giovanile, a partire dal Sinodo sui Giovani che la Chiesa ha vissuto e dalle sue traduzioni per la Pastorale giovanile italiana. «Già nel 1800, nel cuore della nascita dell’esperienza dell’oratorio, era presente l’intuizione che l’educazione cristiana dev’essere un sistema educativo: l’annuncio ha bisogno di declinarsi. Il progetto, la progettazione sono anzitutto l’idea che a questo annuncio bisogna dare la possibilità di entrare nella vita… – commenta don Michele – Viviamo in un tempo così veloce ed inafferrabile che necessita dell’intelligenza di fermarsi e pensare. L’oratorio è una frontiera: il mondo ci viene incontro, soprattutto attraverso i ragazzi, preadolescenti, adolescenti, giovani, giovani adulti (diverse fasce d’età che chiedono una differenziazione e attenzioni molteplici). Questo mondo che ci viene incontro ci interpella, ci chiede di non sognare il futuro come era una volta. Ci sollecita a stare nel “respiro del mondo” cercando di individuare il soffio dello Spirito che ci indica le strade di Dio».

 

La progettazione deve diventare un esercizio normale, quotidiano, il “discernimento della comunità” non può rimanere il compito di qualche specialista. «Nella progettazione dobbiamo fare entrare il “respiro della comunità”, che porta il respiro del mondo perché immersa nelle dinamiche del mondo; coinvolgere la comunità nella progettazione pastorale significa accettare di sentire il respiro del mondo e non relegarla soltanto a degli esperti».

«La progettazione ha una sua prima parte, che è il sogno, il pensiero, il “desiderio di”… ma ha una seconda parte che è la manutenzione». Un esercizio continuo che deve coinvolgere la comunità, in uno stile che è quello della sinodalità, da far crescere, per scongiurare il rischio di realizzare comunità che si configurino come “centri commerciali”.

«Nelle linee progettuali per la Pastorale giovanile italiana abbiamo segnalato alcune considerazioni per alzare le competenze educative: esserci (tema della prossimità), nel mondo digitale (nuova antropologia, implicanze della rete), cercando di fare casa (oratorio capace di incontrare i ragazzi facendo casa e lasciando entrare diversi linguaggi creando alleanze). Non si può tralasciare il tema della formazione, riassunto in tre parole: chiamati (far percepire la vita come una chiamata, riferimento), responsabilità, il tema della corporeità.

L’oratorio ha attraversato l’Italia per cinque secoli, in modo originale: ogni volta qualcuno l’ha ripensato per farlo proprio. Ora è il nostro turno, il nostro momento. Credo che il Signore ci chiami a riconoscerlo nei ragazzi che ci vengono affidati: abbiamo tra le mani un’esperienza bellissima, dobbiamo avere il coraggio di ripensarla ogni giorno. Avremo così un nuovo cielo e una nuova terra».

 

Don Stefano Guidi: prossimità e visione

Dopo l’orizzonte presentato da don Michele Falabretti, don Stefano Guidi ha riconsegnato, con la sua relazione, e un affondo diocesano, gli obiettivi per “Frequentare il futuro” del percorso di Oratorio 2020, «una data simbolica che dice la scelta di fissare un momento da cui si riparte, che serva a tutti gli oratori della Diocesi per fermarsi, ritornare sulle motivazioni. E poi si riparte, si corre: Ora corri. Sosteniamo così tutti gli oratori della Diocesi, nella loro dinamica educativa, come esperienza fondamentale per entrare in relazione con i ragazzi. Ecco l’oratorio che vogliamo, per oggi e per il futuro: casa che accoglie, parrocchia che evangelizza, scuola che avvia alla vita, cortile per incontrarsi tra amici.

Per fare questo occorre superare l’improvvisazione, la frammentazione pastorale, alzare le competenze… La forza di una tradizione non ci blocchi». Non rimaniamo ancorati alla nostalgia di quello che fu, ma entriamo nell’idea di «mettere l’oratorio al passo con i tempi: l’oratorio non è l’esperienza di una volta, di un passato che resiste. L’oratorio affronta la realtà, con coscienza, entra nella complessità di una vita che è affascinante, non rinuncia a dialogare con la storia, a entrare in questo tempo, senza rinchiudersi in zone di comfort. Non si tira indietro, anzi, fa un passo in avanti: non rinuncia ad esserci».

 

«La progettazione è prossimità e visione. Prossimità nel senso che non si configura come una operazione teorica, ma uno stare accanto ai ragazzi di oggi. Visione: come sarà il mio oratorio nel prossimo futuro? I ragazzi che ci saranno tra 5/10 anni hanno lo stesso diritto di quelli di oggi di trovare un oratorio, una comunità attenta, adulti che si impegnino con loro in una vera relazione educativa.

Il compito a cui siamo chiamati oggi è quello di cominciare a convergere verso le sei dimensioni in cui è declinato il progetto educativo. Condividiamo i riferimenti per il progetto educativo: dimensione pasquale (l’annuncio cristiano, “l’oratorio annuncia anche facendo”, maturando uno stile); dimensione affettiva (accogliere ragazzi dentro l’esperienza unica della loro vita che è la crescita dove si sviluppano personalità, affetti, emozioni, sentimenti; accompagnarli nella conoscenza di sé, nell’espressione della propria libertà, nella cura dell’interiorità); dimensione intellettuale (oratorio come ambito ed esperienza che permette a ciascun ragazzo di leggere la situazione reale della sua vita, a interpretarne la complessità, educarsi a un pensiero); dimensione della prossimità (educarci ad assumere uno stile di servizio); dimensione itinerante (comunità che cerca e invita, l’oratorio esiste per tutti i ragazzi che vivono lì e “allena” i ragazzi ad uscire, nelle realtà del mondo dove un cristiano può fare la differenza); dimensione formativa (la domanda “come noi ci formiamo per accompagnare i ragazzi?”).
Tutti si possono riconoscere in questo, per creare le condizioni educative migliori per il proprio oratorio. Imparando ad uscire dagli schemi che a volte isolano e ci portano a diventare autoreferenziali. Ci provoca a fare un salto di qualità, a fare rete nel territorio, operare in sinergia con gli altri oratori
».

 

Il laboratorio di progettazione nei 42 gruppi

Proprio nella ricchezza della condivisione di esperienze con altri oratori sono pensati i laboratori, che hanno coinvolto nei lavori di gruppo i partecipanti, con il desiderio di fornire loro strumenti praticabili per permettere di iniziare e vivere questa esperienza di progettazione nei nostri oratori, secondo i contenuti e i riferimenti che abbiamo ascoltato.

 

Come realizzare il Progetto educativo dell’oratorio, in un tempo che ci sta davanti e che ha un punto di partenza, l’Assemblea di oggi, e un punto di arrivo, che sarà la consegna all’Arcivescovo?

Una linea del tempo e le fasi fondamentali di questo processo, da collocare in sequenza logica, hanno permesso di confrontarsi e di ragionare sulle differenti fasi che sono state poi presentate dai conduttori del laboratorio.

1. Definire chi scrive il progetto: il progetto non lo scrive una sola persona (il sacerdote, il responsabile o il referente) ma è sempre un lavoro insieme. Occorre costituire un gruppo di lavoro che si assuma la responsabilità di questo, individuando alcune persone, possibilmente con competenze tra loro differenti (in primis il consiglio dell’oratorio, interpellato nella progettazione educativa può essere l’occasione per rilanciarlo, o altre persone). L’importante è che sia la comunità a dare il mandato al consiglio dell’oratorio o a un gruppo di lavoro che si faccia carico del percorso e che poi sia al corrente di questo grande impegno di scrivere un nuovo progetto educativo!

2. Definire un’icona biblica: il nostro riferimento è sempre la Parola di Dio. Questa fase viene collocata in questo punto, se scegliamo un’icona biblica come modello per l’oratorio, o successiva, se si configura in maniera specifica riguardo agli obiettivi che ci poniamo in questo progetto.

3. Aspetti irrinunciabili dell’oratorio: forniamo due strumenti “Creare e progettare” (inviato a tutti gli oratori) e il nuovo fascicolo “Per progettare dentro l’oratorio” (con le relazioni di don Michele Falabretti e don Stefano Guidi) per stabilire le questioni principali e necessarie per la propria realtà.

4. Analisi dei bisogni, della realtà e dei desideri dell’oratorio: valutare le risorse umane da coinvolgere, effettuare un’analisi dei bisogni effettivi.

5. Definire gli obiettivi del progetto: occorre concordare, nella concretezza, 2/3 obiettivi annuali su cui concentrarsi. Attenzione a integrare anche gli obiettivi della società sportiva (se presente) nel progetto educativo.

6. Definire i contenuti, le attività, le tempistiche: per riuscire a tradurre gli obiettivi quali attività possono aiutarci? Decidiamo di lavorare su 2/3 attività e di ipotizzarle indicativamente entro alcuni tempi. Diamo in questo modo “corpo” al progetto.

7. Definire alcuni indicatori per valutare il progetto: scegliere, ad esempio, di ritrovarsi, in tempi stabiliti, per effettuare una verifica del processo, rivedere le attività effettuate e quelle in programma, modificare eventualmente alcune condizioni raffrontandole con dati e risultati.

8. Presentare il progetto: fondamentale per avere un feedback e un ritorno, la presentazione del lavoro realizzato, coinvolgendo la comunità e il territorio.

9. Scrivere e pubblicare il progetto sul sito oraMIformo.it: a partire dalla Settimana dell’educazione 2020, sarà disponibile sulla piattaforma formativa oraMIformo.it un form per inserire sinteticamente il progetto educativo e consultare i progetti di altri oratori.

10. Consegnare il progetto all’Arcivescovo: un momento solenne e di festa, segno di una grande intenzionalità educativa condivisa verso le nuove generazioni.

 

Successivamente, una simulazione, in ciascuno dei 42 gruppi che abbiamo attivato nelle due sessioni dell’Assemblea, ha permesso ai partecipanti di scegliere le domande da porre a due partecipanti, per comprendere la realtà di due oratori differenti e di ipotizzare lo sviluppo di un lavoro di progettazione educativa in questi oratori, con obiettivi e strategie, individuando un percorso, aiutati da un semplice strumento a forma di cubo. La simulazione ha consentito così di far comprendere ad ognuno l’importanza della sfida della progettazione educativa, facilmente attuabile, dopo una fase di analisi e di ascolto globale, attraverso le tappe fondamentali e l’impegno di un gruppo di lavoro, in qualunque oratorio.

 

L’incisivo intervento dell’Arcivescovo

«Se qualcuno ti chiede – ha indicato l’Arcivescovo Mario Delpini nella sessione del pomeriggio, che ha raggiunto i partecipanti, così come mons. Mario Antonelli, Vicario per l’Educazione e la Celebrazione della fede – che cosa ti viene in mente quando senti dire “Progetto educativo dell’oratorio”?

Io risponderei così:
Non voglio carte, voglio fuoco.
E si deve scrivere una carta sia per accendere.
Non voglio emozioni, voglio pensiero.
E se si devono raccogliere emozioni, sia per spingere oltre il pensiero.
Non voglio numeri, ma nomi e volti.
E se si devono contare coloro che vengono, siano sempre nomi e volti.
Non voglio programmi, ma cammini. 
E se si devono fare programmi, che lo siano per indicare il cammino;
per convincere al cammino e sostenerlo.
Non voglio incaricati rassegnati, ma missionari appassionati che hanno un fuoco dentro che li spinge a condividere ciò che amano, sperano, credono.
Non voglio bilanci, ma seminagioni
».

 

Sentiamoci davvero coinvolti, tutti, nessuno escluso, in questo cammino, e, come ci ha chiesto don Stefano Guidi, «Diamo alla novità lo spazio per crescere».

 

Il sostegno della Fom rimane costante, anche in ciascuna della nuove fasi. Per ogni chiarimento si può scrivere a oratorio2020@diocesi.milano.it (una mail che sarà attiva fino a ottobre 2020).

 

I fascicoli CREARE E PROGETTARE e PER PROGETTARE DENTRO L’ORATORIO sono disponibili presso la sede della Fom in via Sant’Antonio 5 a Milano, fino ad esaurimento scorte.
Le relazioni saranno inviate a ciascun oratorio con la spedizione de Il Gazzettino della Fom n. 9 del 2019 che arriverà per fine novembre 2019.

I video degli interventi in plenaria dell’Assemblea degli oratori di Brugherio sono disponibili sulla nostra pagina Facebook e anche sul nostro canale YouTube.

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