Don Massimo Pirovano presenta i temi del nuovo anno pastorale ai giovani e ai loro educatori: la figura di Giovanni ci aiuterà a cogliere l'esperienza vocazionale come un processo progressivo di discernimento interiore e di maturazione della fede, che ci condurrà a scoprire la gioia dell'amore e la vita in pienezza nel dono di sé e nella partecipazione all'annuncio della Buona Notizia.
don Massimo
Pirovano
Responsabile del Servizio per i Giovani e l'Università
Il desiderio della gioia abita tutte le stagioni della vita e nell’età giovanile esso si presenta in misura così evidente da poterlo considerare il suo tratto specifico.
I giovani nati digitali vivono multitasking: oggi, la ricerca della gioia e del senso della vita li porta a vivere contemporaneamente su più piani.
A questo proposito così si è rivolto Papa Francesco ai sacerdoti e ai consacrati in occasione della visita pastorale alla Diocesi di Milano: “I nostri giovani sono esposti a uno zapping continuo. Possono navigare su due o tre schermi aperti contemporaneamente, possono interagire nello stesso tempo in diversi scenari virtuali. Ci piaccia o no, è il mondo in cui sono inseriti ed è nostro dovere come pastori aiutarli ad attraversare questo mondo. Perciò ritengo che sia bene insegnare loro a discernere, perché abbiano gli strumenti e gli elementi che li aiutino a percorrere il cammino della vita senza che si estingua lo Spirito Santo che è in loro” (Papa Francesco, Incontro con i sacerdoti e i consacrati in occasione della visita pastorale alla Diocesi di Milano, Duomo di Milano, 25 marzo 2017).
Non manca la possibilità che alcuni giovani restino intrappolati in una distorta percezione della libertà, che li porta a confonderla con la possibilità di avere infinite opzioni, quando invece essa è esercizio del libero arbitrio, è discernimento.
Insegnare a discernere è compito di una Pastorale Giovanile vocazionale; di una Pastorale Giovanile che riconosce come propria la chiamata ad accompagnare ogni giovane, tutti i giovani, nessuno escluso.
«Venite e vedrete» (Gv 1,39): questo l’invito rivolto ai discepoli da parte di Gesù che “li chiama al tempo stesso a un percorso interiore e a una disponibilità a mettersi concretamente in movimento, senza ben sapere dove questo li porterà. Sarà un incontro memorabile, tanto da ricordarne perfino l’ora (v. 39).
Grazie al coraggio di andare e vedere, i discepoli sperimenteranno l’amicizia fedele di Cristo e potranno vivere quotidianamente con Lui, farsi interrogare e ispirare dalle sue parole, farsi colpire e commuovere dai suoi gesti.
La figura di Giovanni ci può aiutare a cogliere l’esperienza vocazionale come un processo progressivo di discernimento interiore e di maturazione della fede, che conduce a scoprire la gioia dell’amore e la vita in pienezza nel dono di sé e nella partecipazione all’annuncio della Buona Notizia” (Sinodo dei Vescovi, XV Assemblea Generale Ordinaria, I giovani, la fede e il discernimento vocazionale, Documento Preparatorio, Sulle orme del discepolo amato).
Consapevoli dei tratti propri della nostra epoca, di questo cambiamento d’epoca, è il momento di vivere i giorni con la gioia di chi coglie ogni occasione per uscire, includere, per discernere, per accompagnare (Papa Francesco, Amoris laetitia 291-312): “Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione!” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium 83).
L’autentico desiderio di dire Gesù sa infatti riconoscere e reagire a quelle che Papa Francesco chiama le “tentazioni degli operatori pastorali” (Papa Francesco, Evangelii Gaudium 76-109) , vivendo invece la realtà come chiamata alla trasfigurazione piena della vita, perché la vocazione di ognuno porti il suo frutto.
La conversione pastorale e l’uscita da una pastorale di conservazione si incrociano con l’habitus del discernimento, con il permanente desiderio di includere tutti, di ascoltare, di dialogare, di confrontarsi, di scegliere, di verificare e di rilanciare.
Il Sinodo dei Vescovi sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale non è solo una occasione per qualche, pur utile e necessaria, indagine sociologica; non è nemmeno un pretesto per fare domande ai giovani o chiedere il loro parere su svariati argomenti. Il Sinodo è invito ad una conversione che faccia del discernimento, dell’inclusione e dell’accompagnamento non solo il contenuto di un anno pastorale, ma lo stile del desiderio di generare alla fede in Gesù.
Dedicheremo ampio spazio alla preparazione al Sinodo dei Vescovi. Non si tratta di sospendere una pastorale ordinaria per un evento particolare. Si tratta di prepararsi ad una assemblea ecclesiale per abitare (la pastorale ordinare appunto) questo cambiamento d’epoca come comunità educante che si compromette nel discernimento.
In sintesi, la proposta del Servizio per i Giovani e l’Università desidera invitare e aiutare coloro che hanno ricevuto dalla comunità il mandato di prendersi cura dei giovani nella nostra Diocesi a percorrere ed avviare processi di discernimento, inclusione e accompagnamento.