Intervista a tre giovani volontari di Taizé, accolti nella parrocchia San Luigi Gonzaga in Milano per dar vita a una piccola fraternità, durante la Quaresima.
Katia
Castellazzi
Servizio per i Giovani e l'Università
Durante la Quaresima di quest’anno (dal 7 marzo al 10 aprile 2022) tre giovani volontari presso la comunità ecumenica di Taizé sono stati accolti nella parrocchia San Luigi Gonzaga di Milano per dar vita a una piccola fraternità provvisoria.
Si tratta di Manuel Scheffels, 25 anni educatore sociale, Thibaud Fardet, prossimo alla laurea in medicina e Fernando Valero De Palma, 23 anni, laureato in legge. Durante il loro soggiorno a Milano, le loro giornate sono scandite da tre preghiere comuni e da un servizio di volontariato pastorale (visite a persone in situazioni di afflizione; animazione di preghiere; organizzazione di incontri con i giovani).
Riportiamo qui quanto emerso da una breve intervista con loro.
Le caratteristiche di Taizé
Si tratta di una comunità ecumenica, sorta in Borgogna (Francia), nel 1940 su iniziativa di frère Roger. Oggi vi aderiscono giovani e uomini provenienti da più di 25 Paesi con il desiderio di essere segno di pace e riconciliazione. La comunità si fonda su valori quali «il silenzio, la preghiera, il lavoro e la vita comune», spiega Fernando; mentre il suo carattere distintivo è «la semplicità della vita, che si traduce in genuinità della relazione con Dio, con se stessi e con gli altri», ricorda Manuel.
Perché vivere un’esperienza a Taizé
Le ragioni che hanno spinto questi tre giovani a intraprendere questa esperienza sono diverse: per Thibaud, al 5^ anno di sei nella facoltà di medicina, immerso nel mondo universitario ricco di scadenze ed esami, è stata la «ricerca di calma e la necessità di vivere più consapevolmente il presente». Al contrario, per Manuel è stato «il bisogno di dare più struttura alla mia realtà, soprattutto per riuscire a integrare bene il tempo da dedicare alla preghiera e a Dio». Per Fernando, invece, si trattava di fermarsi un momento dopo la conclusione degli studi, prima di intraprendere un percorso lavorativo, e «aprire uno spazio per la fede e per Dio, affinché Lui possa parlarmi».
Non per tutti è stato facile partire per la Borgogna: «la mia famiglia non era d’accordo – dice Fernando – ma ora penso che l’abbiano accettato e siano felici per me. È importante ascoltare il proprio cuore».
Perché vivere la Quaresima a Milano
Vivere lontano da Taizé il momento forte della Quaresima dà «l’opportunità di andare insieme in una città nuova e insieme trovare una struttura, pregare, vivere e lasciarsi plasmare da ciò che ci circonda. La nostra piccola fraternità, infatti, non vive solo per se stessa ma per gli altri che le stanno attorno», dice Manuel. In questo modo, aggiunge Fernando, «una forte gioia fluisce in due direzioni: noi portiamo la nostra esperienza qui e i milanesi ci mostrano come è vissuta la fede in questa città. Una grande scoperta è stata l’oratorio». In particolare poi, trascorrere a Milano la Quaresima «ci sta dando l’opportunità di “testare” come la vita comune di Taizé, paesino isolato, possa essere riprodotta nel cuore di una grande città», afferma Thibaud.
Ricordiamo, infine, che la Comunità di Taizé, dal 2014, propone ai giovani di vivere una breve esperienza con dei coetanei nel quartiere di una determinata città, per testimoniare il Vangelo e condividere la quotidianità degli abitanti.
Cosa lascia l’esperienza di Taizé e della Quaresima a Milano
L’esperienza milanese sta dando alcuni spunti di riflessione ai tre giovani di Taizé: in primis «il valore della testimonianza, quale strumento forte nelle mani dei cristiani per crescere nella fede. Condividere il nostro vissuto, il nostro rapporto con il Signore aiuta gli altri a capire meglio come Dio parli anche con loro. Ascoltare le vocazioni di altri giovani, mi aiuta a conoscere meglio me stesso e cosa Dio sta cercando di dirmi», sostiene Fernando; e in secondo luogo “l’importanza della presenza umile: essere davvero qui e ora, prestare attenzione alle persone presenti, ascoltare e aprirsi, invece, di attardarsi in chiacchiere vane», aggiunge Manuel.
Gli insegnamenti, tratti finora dall’esperienza di Taizé sono, invece, per Manuel «un modello ordinato per pregare, la definizione del tempo per Dio. La vita condivisa, le preghiere, il silenzio, l’essere presente, mi hanno dato molta pace»; per Thibaud «l’ascolto e l’accettazione. Quando sono arrivato, infatti, avevo molte domande ed aspettative sul mio rapporto con Dio: a Taizé ho fatto silenzio e provato ad ascoltarLo. Così come ho cercato di comprendere che evitare e respingere le difficoltà della vita è inutile, ci sono e vanno accettate, devo imparare a conviverci e usarle al meglio»; e infine per Fernando «la possibilità di aprire uno spazio di dialogo onesto e umile con Dio». Per tutti e tre, inoltre, è stato molto importante «condividere la vita quotidiana con persone provenienti da diverse parti del mondo» – dice Fernando – vedere, infatti, come altri giovani e coetanei vivono la propria relazione con Gesù «aiuta anche noi a crescere nella fede».