I giovani possono essere accompagnati alla conoscenza vitale di Gesù attraverso i poveri, che siamo chiamati ad amare e dai quali lasciarci convertire: a questo riguardo pubblichiamo le prime righe del contributo, incluso nel sussidio, a cura della Comunità di S. Egidio.
A cura della Comunità di S. Egidio
Il Vangelo e i poveri
Spesso nei Vangeli, Gesù incontra molti uomini e donne malati, come i lebbrosi o l’emorroissa, disperati, perché soli o indemoniati, o emarginati a causa delle loro vite, come nel caso della samaritana. Bisogna capire che valore hanno avuto questi incontri nella vita di Gesù che decide di non cadere nelle logiche comuni che scelgono l’indifferenza o, peggio, accentuano reazioni di odio o di violenza nei confronti dei più deboli. Gesù, invece, si ferma, si fa vicino, dedica loro del tempo, li ascolta, risponde alle loro domande, li guarisce e li prende con sé. Non li vuole allontanare, ma sente come profondo il bisogno di accogliere il loro grido, perché ha il sogno di costruire un mondo più giusto ed umano. È il sogno di Dio sull’umanità che siamo chiamati a raccogliere e realizzare.
Questo aspetto è decisivo: seguire Gesù e vivere il Vangelo significa diventare amici dei poveri che incontriamo: sono quelli che spesso non contano niente agli occhi della gente, bambini, anziani, disabili, immigrati, profughi, persone che vivono per strada o che sono in situazioni precarie, sole ed emarginate. Il Vangelo ci dice proprio questo (cfr. Mt 25): stare con i poveri e volere loro bene significa amare Gesù e questo è possibile solo se si incomincia a vivere non solo per sé stessi, ma anche per gli altri, a partire dai più deboli. Nella carne ferita dei poveri “tocchiamo” le ferite di Gesù. Fare del bene al più piccolo dei fratelli non è come farlo a Gesù: è farlo a Gesù. Senza mediazioni. Gesù ci chiede quindi di osare, di avere più fiducia, esige un’esagerazione di amore per costruire un “paradiso” in terra, il suo regno, che è possibile partendo dai sogni e dalle speranze di chi, escluso dalla società, sembra non nutrirne più.
Essere vicini ai poveri non è facile, né naturale. A volte fa paura, oppure apre domande di fronte alle quali ci si sente disarmati o si fugge. Non è un problema di formazione, ma di cuore: bisogna imparare i gesti, le parole, i sentimenti che ha Gesù e che noi spesso non abbiamo. Per questo la lettura della Parola di Dio e i poveri sono tra loro strettamente intrecciati, si alimentano a vicenda: senza la Parola la vicinanza ai poveri può diventare un’azione puramente pratica, fredda, senza speranza, ma senza i poveri anche la Parola rischia di restare astratta, moralista e ideologica. […]
NEL SUSSIDIO IL CONTRIBUTO ALLA RIFLESSIONE A CURA DELLA COMUNITÀ DI S. EGIDIO CONTINUA AFFRONTANDO QUESTI ARGOMENTI:
– Amici dei poveri;
– Preghiera e poveri.
PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI:
– Alcuni libri:
R. Cherubini, La strada si fa maestra. Imparare dai poveri la lingua della misericordia, Àncora, Milano 2016;
Franciscus PP. I, Evangelii Gaudium, una qualsiasi edizione (anche reperibile dal sito del Vaticano), soprattutto la parte incentrata sul tema della povertà come categoria teologica.
– Alcuni video, disponibili prossimamente (testimonianze di carità online per accompagnare le esperienze di servizio in decanati e parrocchie):
1) testimonianza di don Giuseppe Scalvini (Cappellano del Policlinico di Milano);
2) testimonianza di don Marco Recalcati (Cappellano del Carcere di San Vittore);
3) testimonianze di giovani partecipanti al Cantiere della solidarietà Milano-Napoli: vai alla sezione “Estate giovani” e al blog dei giovani ambrosiani “What’s better?”.