Il 12 maggio si è tenuto il dialogo online tra i giovani del decanato di Besozzo ed il nostro Arcivescovo. In particolare tre aspetti hanno caratterizzato la serata: il volto dell'Arcivescovo, sempre sorridente; l'aver preso parte ad un dialogo a dimensione d'uomo; la familiarità del dialogo, tuttavia capace di toccare il cuore delle domande poste dai giovani.
A cura della Consulta di Pastorale Giovanile del Decanato di Besozzo
“Con l’augurio di rivederla presto, in mezzo ai bricchi”. Con queste parole s’è chiusa, simpaticamente, la serata dei giovani del decanato di Besozzo in compagnia dell’Arcivescovo Mario Delpini. In effetti nei “bricchi” (ovvero le zone delle nostre comunità pastorali, piene di montagne e abbastanza lontane da Milano) sua Eccellenza sarebbe dovuto venire proprio di persona il 12 maggio, per incontrarci con una camminata all’eremo di Santa Caterina (Leggiuno, VA). Ad un anno esatto dalle visite pastorali del 2019, il desiderio dell’Arcivescovo ora è quello di conoscere i sogni, i desideri e le attese dei gruppi giovani.
Un incontro nato dalle risposte che sono state raccolte nei mesi passati tramite un apposito questionario che è stato compilato da diversi ragazzi delle nostre zone, appartenenti alle più svariate realtà del territorio, cattoliche e non (gruppi d’oratorio, movimenti, associazioni, scout, amici della scuola, etc…). Una sorta di indagine sulla fede dei nostri giovani che potesse fungere da terreno fertile per le domande da porre all’Arcivescovo. Ed in effetti carne al fuoco non ne è mancata: come poter testimoniare in tutti gli ambienti il Vangelo con una Chiesa che spesso è dipinta come vecchia? Come si può rimanere certi di fronte alle tragedie che toccano direttamente la nostra vita? È possibile rendere l’evangelizzazione affascinante per i coetanei? Come si fa ad essere virtuosi? Come dire “benvenuto futuro” davanti alla sfiducia di questo tempo?
Sono tutte questioni su cui abbiamo voluto interrogare sua Eccellenza, dalle cui risposte sono emerse considerazioni molto profonde. Tre aspetti hanno denotato la serata.
Innanzitutto il volto dell’Arcivescovo, un volto che per tutta la durata dell’incontro è stato sorridente. Anzi, potremmo dire un volto contento e lieto di dialogare con dei giovani e sentire cosa hanno da dire. Ne è la riprova che la serata è giunta a seguito di altri due analoghi appuntamenti che si sono tenuti nelle settimane scorse con i ragazzi dei decanati di Cantù e Gallarate. Forse basterebbe anche solo un volto così, perché un volto da solo non è capace di rispondere alle domande (per quello sono servite le parole di sua Eccellenza), ma certo è in grado di far sentire la vicinanza di una Chiesa presente.
In secondo luogo possiamo dire di aver preso parte ad un dialogo a dimensione d’uomo. Le domande, in effetti, erano abbastanza impegnative ed alcune hanno toccato temi di natura anche esistenziale, quali il senso del dolore e della nostra responsabilità di fronte ad esso. Cosa possiamo fare noi? Questione quanto mai attuale in questo tempo di pandemia. Ci ha colpito quando l’Arcivescovo ha parlato di “spiritualità del frammento”, intendendo con essa che tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte nella vita di tutti i giorni (in casa, al lavoro, con gli amici, etc), senza avere la pretesa di risolvere tutti i problemi. Ed è questo un affondo molto liberante, che da una parte ci dà sollievo ma dall’altra ci rilancia a vivere la vita come vocazione.
Ed infine lo stile del dialogo familiare (evidente anche nello scambio di alcune simpatiche battute e attenzioni per le storie raccontate), che sicuramente è stato semplice ma al tempo stesso capace di toccare il cuore delle domande nonché alcuni aspetti decisivi della fede per noi giovani. “Cerca altri ragazzi cristiani in università, perché non sei sola”, “Siamo piccole libertà in grado di fare piccole scelte”, “A chi ti chiede perché credi in Dio racconta della tua vita, senza spiegazioni teologiche”, “Di fronte alla morte d’un amico la domanda non è «perché è successo?», ma «cosa ti chiede Gesù in questa situazione?» Mettetevi in cammino con Gesù”,”Raccontate la fede stando insieme, con la gioia e mettendovi a servizio”. Sono solo alcuni esempi della ricchezza di risposte emerse.
“Eccellenza,
siamo grati di aver avuto la possibilità di incontrarla, anche in una circostanza così particolare. Non vediamo però l’ora di poterla incontrare di persona. I nostri “bricchi” sono sempre a sua disposizione. Se però sarà troppo impegnato, verremo noi a trovarla “a casa”. Tanto, come ci ha detto lei, può ospitare fino a duemila persone!”