In occasione della visita pastorale alla Città di Milano, sua Ecc.za Mons. Mario Delpini ha incontrato i giovani del Decanato Turro e li ha esortati ad avere una capacità di pensiero critico, a praticare la "conversazione", a prendersi cura della loro fede; in sintesi ad essere protagonisti all'interno di una dimensione intergenerazionale
Sara
Cainarca
Servizio per i Giovani e l'Università
Riprende il “pellegrinaggio” dell’Arcivescovo Mario Delpini che – a partire dallo scorso gennaio – ha intrapreso il cammino per la Diocesi di Milano, di decanato in decanato, con le Visite pastorali e le serate dedicate all’ascolto e al confronto dei giovani per (r)accogliere interrogativi, intuizioni e desideri e ricercare «quelli che si fanno avanti perché la missione continui» (come aveva annunciato durante la celebrazione di apertura avvenuta il 9 gennaio 2022 nella Basilica di Sant’Ambrogio).
Nella serata di mercoledì 5 ottobre l’Arcivescovo ha incontrato i numerosi giovani del Decanato di Turro, presso l’oratorio della Parrocchia Santa Teresa di Gesù Bambino: un momento di preghiera insieme, la convivialità nel cortile, la conversazione stimolata da alcune domande dei ragazzi, le idee condivise dall’Arcivescovo, per provare a comprendere insieme come e dove costruire una casa sulla roccia (come quella citata dalla parabola letta durante la preghiera iniziale), quali intuizioni seguire per porre e mantenere solide alcune fondamenta della vita di ciascun giovane tra studio, lavoro e impegno nella e per la Comunità.
Già nella mattinata di giovedì, l’Arcivescovo si é messo in ascolto di alcune questioni importanti per i giovani, durante un incontro avvenuto presso l’Università di Milano Bicocca. È ricordando un intervento della mattina che risponde alla provocazione degli studenti del Collegio Universitario Paolo VI, presenti in buon numero alla serata: a quale modello di pensiero guardare, quale sapere costruire, a quale orizzonte di senso mirare tra studi e futuro lavoro? Che cosa può animare i cristiani nella Milano del 2022, città produttrice di sapere, nel sempre più complesso e rapido mondo che ci circonda?
Innanzitutto è necessario che l’Università si riappropri pienamente del suo essere luogo in cui poter porre domande e in cui i diversi saperi si incontrino e si confrontino, stimolando in ciascun giovane cittadino la capacità di un pensiero critico in grado di interrogare la realtà complessa di un sistema che non si cura delle sue pieghe (o piaghe) di fragilità, marginalità, scarto e povertà. Bisogna imparare a guardare e accogliere con coraggio le inquietudini di ciascun altro, denunciare limiti e distorsioni, farsi carico anche delle molteplici ferite provocate dal sistema economico capitalista e utilitaristico. Come scrive il Papa nel messaggio per la GMG 2023 a Lisbona, i giovani non possono rimanere seduti, ma devono lasciarsi interpellare dalla realtà che urla “Alzati!” e senza indugi con-correre, correre insieme, guardando verso lo stesso orizzonte, per intervenire con pensieri e pratiche nuove, segni di coraggioso Bene.
Una parola risuona nella serata, un buon esercizio per la mente e per il cuore, suggerito dall’Arcivescovo: praticare la “conversazione” che – suggerisce anche il latino “cum-versare, camminare con, camminare accanto” – indica quel procedere insieme, stare tra compagni, tra amici, l’uno accanto all’altro, per dialogare, confrontarsi, ascoltarsi e vivere un momento di scambio, mosso da affetto e passione per quanto si studia, volto a costituire insieme un sapere interdisciplinare. È un bel dovere, e un invito: “I cristiani siano gente che parla e conversa con passione!”. I giovani del Collegio sono stati viva testimonianza di questa ricchezza che è la possibilità di un sapere vario e condivisibile, in nome di relazioni di amicizia come quelle che si possono creare in un contesto di vita quotidiana condivisa.
Si può così ampliare la visione stessa del mondo e stimolare ulteriormente un pensiero critico in grado di porre domande, anche scomode, alla realtà e rifletta sui tanti modi di viverla e di parteciparvi, ognuno con il proprio mestiere, per inserirsi nel sistema consapevolmente, ma senza paura nel prendere anche le distanze necessarie a guardare dettagli e risvolti negativi di un’economia del denaro che non ha cura per gli scarti, le fragilità, le marginalità. “Facciamo funzionare la macchina ma con uno sguardo attento, un senso critico e una capacità di pensiero” che proprio l’Università deve aiutare a costituire e allenare, riaccendendo sempre la domanda: che senso ha? Che senso do al mio apprendere? Perché e per chi mi metto all’opera?
Non mancano poi parole di fermo e fiducioso incoraggiamento anche per i giovani già immersi in un contesto lavorativo, spesso assorbente e invadente, che rischia di sottrarre energie e spazi ad altri ambiti della vita. Davanti alle molte complessità che pone il mondo del lavoro, frenetico e spesso compromettente, il consiglio dell’Arcivescovo é semplice ma chiaro e preciso: prendersi cura della propria Fede é possibile nella quotidianità provando a ricercare ogni giorno l’incontro con la Parola che ci ricorda che la nostra vita é benedetta: ogni giorno così ciascuno ha la possibilità di fare del Bene. Come recitato nel salmo in apertura all’incontro, é “osservando la tua Parola” che si può proseguire con fiducia nel cammino: nella sua etimologia, “ob-servare” è accogliere in un abbraccio che custodisce questa Relazione fondamentale che illumina poi tutte le altre relazioni e attività della nostra vita, talvolta routinaria! Una strada promettente è dunque quella della frequentazione della Parola, dell’adeguarsi con serenità alla propria quotidianità, adattando di volta in volta gesti e abitudini, dalla Messa domenicale alla possibilità di coltivare, anche in piccoli momenti, la propria Comunità, per accrescere l’importante senso di appartenenza.
Ed è con una riflessione breve ma densa circa la partecipazione alla vita della propria comunità che si è avviata la conclusione dell’incontro. L’Arcivescovo ha sottolineato l’importanza urgente di costituire una dimensione di intergenerazionalità comunitaria per cui superare chiusure e timori: da parte degli adulti per chiedere una mano, passare il testimone, lasciare spazio; da parte dei giovani affinché si alzino e innanzitutto alzino il proprio sguardo con riconoscenza verso ciò che altri hanno intrapreso e costruito prima di noi. Imparare a leggere “ieri” per poter leggere “oggi” e accogliere quanto chi è passato prima di noi ha seminato e continuare a coltivare quel campo che è l’Oratorio, la Comunità, la Chiesa. Il suggerimento è anche quello di una “proposta potente per creare percorsi spirituali” per chi collabora e si dedica a queste dimensioni fatte di relazioni, servizio, desiderio di spendersi, perché ci si rende conto di aver molto ricevuto, della bellezza della novità del Vangelo che mette in moto. Anche per questo invito, un esempio concreto, presenza silenziosa ma commovente: la signora Antonietta e i giovani della Parrocchia San Giovanni Crisostomo, che nel periodo di pandemia si sono attivati nel servizio della Caritas parrocchiale proprio per rispondere al coraggioso e fiducioso invito della responsabile. Nella criticità del momento, ecco il dispiegarsi della Fede nella realtà di chi ha dato “testimonianza viva” del farsi prossimo, un esempio concreto, un insegnamento che ha smosso i più giovani portando poi ciascuno a sentirsi “parte di qualcosa di grande e bello”. Ecco chiaramente come i giovani possono “rispondere con dinamismo, riconoscendo il valore di quanto fatto prima da testimoni concreti e vicini” senza temere di spendersi per gli altri, per i più bisognosi.
Sulla scia di questa testimonianza, l’Arcivescovo ha esortato i presenti a esporsi oltre la propria comfort-zone e aprire il cuore e lo sguardo verso le tante realtà circostanti, occasioni per creare legami e mirare a prospettive comuni, che già esistono e solo sono da intercettare. “I giovani siano protagonisti” ed esplorino le numerose proposte diocesane, da arricchire con la loro presenza e i loro desideri. Tutto ciò, anche ricordando l’invito alla Giornata Mondiale della Gioventù, che si terrà a Lisbona nel mese di agosto 2023: quale occasione migliore per incontrarsi e con-versare con altri giovani?