Numerosi gli spunti di riflessione scaturiti dal dialogo online tra i giovani del Decanato di Gallarate ed il nostro Arcivescovo, che ha lasciato loro tre consegne: vivere con responsabilità e da cristiani il presente, organizzando il proprio tempo per continuare a custodire le relazioni; seminare gioia attraverso il sorriso; pregare, in particolare per tutti i morti a causa della pandemia.
I 18-30enni del Decanato di Gallarate con i propri educatori e sacerdoti
Giovedì 23 aprile, in una modalità sicuramente diversa da come la si era immaginata, è avvenuto l’incontro dell’Arcivescovo con i 18-30enni del Decanato di Gallarate.
Questo appuntamento, che solitamente anticipava la visita pastorale nelle singole parrocchie, è stato proposto in video chat permettendo così un dialogo tra l’Arcivescovo e i giovani.
Dopo il saluto iniziale da parte di don Marco Fusi, responsabile del Servizio per i Giovani e l’Università della Diocesi, e di don Alberto Angaroni, responsabile di Pastorale Giovanile del Decanato, ci siamo messi in ascolto delle esperienze che 4 giovani stanno vivendo in questo periodo.
Il primo intervento è stato proposta da Elisa, studentessa al primo anno della laurea magistrale in Matematica e appartenente alla Comunità Pastorale San Cristoforo di Gallarate. La tematica riprendeva lo studio universitario abbinato ad un impegno concreto nella Caritas realizzando i pacchi alimentari da consegnare alle famiglie in difficoltà: “Lo studio, che spiana la strada per il futuro, è per me, e molti altri giovani, un’esperienza totalizzante. Investe e coinvolge tutti gli aspetti del nostro vivere. È in grado di concentrare sempre su di esso i nostri pensieri, influire sul nostro buono e mal umore, cambiare il giudizio che abbiamo di noi stessi e il giudizio che pensiamo che gli altri abbiano di noi. Come poter trovare un equilibrio nella propria vita da giovane studente?”.
La seconda testimonianza è stata affidata a Marco, 32 anni, educatore dei giovani nella Comunità Pastorale San Maurizio di Cassano Magnago, e coordinatore infermieristico (caposala) presso l’Ospedale di Varese (reparto COVID). L’ascolto è stato guidato da un filo rosso composto di tre passaggi che sono stati sintetizzati in “responsabilità”, “misericordia” e “allegria”, per poi porre la domanda all’Arcivescovo: «Come dovremo ricordare “da cristiani” l’esperienza del Covid?». In questo ambito è stato anche ricordato l’impegno di don Fabio Stevenazzi, che in questo periodo si è reso disponibile presso l’Ospedale di Busto Arsizio.
Una terza riflessione, nell’ambito della preghiera personale e di gruppo, è stata raccontata da Giulia della Comunità Pastorale Maria Regina della Famiglia, comprendente le parrocchie di Jerago, Orago e Besnate. Partendo dal vissuto quotidiano fino ad arrivare agli incontri parrocchiali di preghiera al termine della giornata in modalità video chat, Giulia ha chiesto alcuni consigli al fine di poter vivere al meglio questo periodo difficile dal punto di vista spirituale, sia individualmente sia a livello comunitario.
L’ultimo intervento è stato quello di Chiara, specializzanda in Consulenza pedagogica per la disabilità e la marginalità in Cattolica ed educatrice di sostegno con bambini con disturbo dello spettro autistico in una scuola dell’infanzia a Samarate (Comunità Pastorale Maria Madre della Speranza). Partendo dalla riflessione per cui tutti gli ambienti che principalmente frequenta (scuola, oratorio e Università) sono stati chiusi dalle regole attuali legate all’emergenza, si è posta l’interrogativo su come poteva essere di aiuto ai ragazzi che quotidianamente accompagnava. Attraverso le video chat è stato possibile proseguire il sostegno facendo nascere la domanda rivolta all’Arcivescovo: “Qual è l’insegnamento che Lei personalmente trae da questo periodo di quarantena e di isolamento sociale forzato? Cosa custodirà nel cuore di questi giorni bui?”.
Facendo tesoro delle singole esperienze, l’Arcivescovo ha tracciato la sua riflessione lasciando tanti spunti ai giovani collegati.
Il discorso è iniziato dalla necessità di darsi una regola di vita per organizzare il proprio tempo (riposo, Messa, sport…) così da poter continuare a coltivare relazioni.
Ai giovani è stato richiesto di vivere il presente con responsabilità, di vivere il presente da cristiani: “Cosa il Signore sta chiedendo a ciascuno di noi? Cosa ci suggerisce?”. Potrebbe essere utile tenere un diario di questi giorni così da avere una memoria scritta grazie alla quale sia possibile rileggere la nostra esperienza di questo periodo.
L’invito rivolto dall’Arcivescovo è stato anche di tenere un ritmo nella preghiera, non perché bisogna ripetere i Salmi ed i testi a memoria, ma, partendo dall’ascolto del Vangelo, dobbiamo cercare Gesù che ci indica come mettere in pratica i suoi insegnamenti.
Infine, l’invito alla memoria. L’Arcivescovo ha chiesto ai 18-30enni di fare memoria dei sacerdoti che a causa dell’emergenza in corso sono saliti alla casa del Padre e ha spiegato che si è preso come impegno personale quello di mandare un messaggio di cordoglio alle famiglie che hanno perso una persona cara in questa circostanza.
L’incontro è terminato con la preghiera di mandato, nella quale è stato ricordato mons. Franco Carnevali, che è stato Prevosto di Gallarate e Decano di questa porzione di Diocesi, scomparso recentemente a causa del Covid-19.
Prima della benedizione l’Arcivescovo ha lasciato tre consegne ai circa duecento 18-30enni collegati:
– Orario per la libertà;
– Sorriso per seminare gioia;
– Preghiera per tutti i morti.
Grazie Eminenza, perché questo appuntamento è stato uno spazio di confronto, un modo semplice e fraterno per proseguire nell’ascolto, nella conoscenza reciproca e nella riflessione circa il rapporto tra la fede e la vita quotidiana.